Tempo di ripasso

Appunti di catechismo a cura di G. L. G.
 

4 - LA  FEDE

4.1 - Cosa vuol dire credere 
"Credere" vuol dire ritenere vera una cosa in base alla sola testimonianza di altri. 
Nel linguaggio corrente vi sono altri due significati del verbo "credere": uno che corrisponde a "supporre" (es.: "Dov'è Caio? Credo che sia andato in ufficio"), e un altro che corrisponde a "sapere" (es.: "Credo che due piú due fa quattro"). 
In questo contesto non useremo mai la parola "credere" nelle due accezioni sopra indicate. 
Quando si crede per la testimonianza in un uomo si ha "fede umana". 
Quando si crede per testimonianza di Dio si ha "fede divina". 
 

4.2 - Fede umana 
Nella vita di tutti i giorni il credere per testimonianza di un uomo è cosa comune e ritenuta ragionevole. 
Crediamo a un libro di storia, per la testimonianza e l'autorità dell'autore, senza preoccuparci di verificare. Crediamo al nostro medico, senza essere esperti di medicina, perché lo stimiamo. Crediamo al banchiere, quando ci dice: "Lasciami qui i tuoi soldi che poi te li renderò piú tardi con gli interessi", perché altri, in cui abbiamo fiducia, ci dicono che a loro li ha resi. 
In tutti questi casi crediamo, e riteniamo ragionevole farlo, senza chiedere "prove scientifiche", solo per "fede umana" sulla parola di un altro uomo. 
Chi si comporta da scienziato in laboratorio (per avvicinarsi alla conoscenza, allontanandosi cosí sia dalla fede che dall'incredulità), non segue invece la stessa metodologia e gli stessi criteri di giudizio per quanto concerne la sua vita famigliare, senza per questo ritenersi in difetto, e "poco scientifico", quando afferma che sua moglie è fedele e i suoi amici sono leali (3). 
Se non ci fosse un minimo di "fede umana" la vita quotidiana sarebbe impossibile. 
Ci sono dei casi in cui solo il credere per fede umana, a dispetto dei sensi e dell'intelligenza, rende possibile il fare ciò che si richiede per la nostra salvezza. 
Se non sappiamo nuotare e stiamo annegando dobbiamo credere al soccorritore che ci dice di non avvinghiarci a lui, credere cioè (sulla sua parola contro quello che ci dicono sensi e intelligenza) che quanto ci appare nostra salvezza sarebbe invece nostra e sua morte. 
Il bambino che piange per il dolore di una spina in un dito, deve credere, sulla nostra parola, contro l'evidenza, che solo l'allargamento della ferita, e un dolore in piú, rende possibile far cessare il dolore completamente. 
In simili circostanze non c'è spazio per "prove scientifiche", ma nessuno biasimerà chi ha creduto senza di esse, o biasimerà chi ha preteso di essere creduto sulla fiducia. 
È il credere sulla fiducia, contro una evidenza apparentemente contraria, che rende possibili grandi cose, ma la fiducia che chiediamo ad un amico è esigente: egli deve credere subito alla nostra innnocenza e non solo dopo che essa è stata provata in tribunale. 
 

4.3 - Fede divina
Quando si ritiene vera una cosa in base alla testimonianza di Dio si ha la fede divina. D'ora in poi, salvo esplicita precisazione, intenderemo per fede la fede divina, la fede in Dio, che scriveremo "Fede", con la maiuscola. 
Dio ci ha dato i sensi per conoscere le cose materiali; ci ha data la ragione per conoscere le cose intellettuali; e, infine, ci ha data la Fede per conoscere le cose divine e Dio stesso. 
Aver Fede vuol dire credere in quello che dice Dio, sulla parola e sulla autorità di Dio, perché Dio è Verità. 
Aver Fede richiede il duplice atto dell'intelligenza che crede e della volontà che vuole credere. 
Se, come abbiamo visto, è ragionevole e utile avere fede in un altro uomo, allora, a maggior ragione, è ragionevole, e indispensabile, avere Fede in Dio (4). 
 

4.3.1 - Necessità e ragionevolezza della Fede
Un Dio che potessimo comprendere in ogni particolare ed aspetto non potrebbe essere Dio, perché sarebbe limitato come noi ("se capisci, non è Dio", Sant'Agostino). 
Possiamo quindi sapere qualcosa della natura soprannaturale e della vita intima di Dio solamente se è Dio stesso che ce lo rivela, e di questo dobbiamo ringraziarlo. 
La comprensione sarà limitata, ma, nonostante ciò, possiamo credere con sicurezza sulla parola di Dio che è Verità: se Dio non fosse Verità non sarebbe Dio perché sarebbe imperfetto. 
Di fronte a un mistero (5) la ragione non cerca le prove del mistero (che essendo soprannaturale le è superiore), ma cerca le prove della rivelazione divina del mistero, per crederlo, dopo di che è del tutto "scientifico" credere completamente, per Fede, ciò che si capisce solo in parte. 
Non può esservi contraddizione fra mistero e ragione, perché ambedue provengono da Dio che è Verità. La contraddizione, se c'è, è apparente, dovuta a una imperfetta informazione sul mistero oppure a un ragionamento non corretto. 
La Fede non mortifica o limita la ragione, ma, anzi, la eleva e la fortifica. 
L'uomo che non ha la Fede conosce solo nei limiti dei sensi e della ragione, ma la ragione fu creata da Dio per Dio e non può riposare che in Lui, Verità prima. 
L'uomo che ha la Fede va piú lontano e diviene in certa misura partecipe della scienza e della ragione di Dio. Nella sua anima si fa una luce, superiore a ogni lume naturale, luce che diviene regolatrice della ragione e dei sensi (che sono dei lumi meno potenti e inferiori), e li guida verso il bene, cioè Dio. 
Ogni cosa rende felice l'uomo di fede, perché in ogni cosa riconosce la sapienza, la volontà e la bontà di Dio. 
 

4.3.2 - Aver Fede 
Specie nei momenti difficili della vita spirituale, e di quella materiale informata dallo spirito, bisogna aver piena Fede in Dio e seguire i suoi comandi, contro ogni apparenza e paure contrarie. 
Dobbiamo abbandonare noi stessi e buttarci in Dio. 
Chi non abbandona la nave che affonda, annegherà nel risucchio prodotto dal relitto; chi sta sul tetto della casa incendiata e non si butta nel telo dei pompieri, perirà bruciato. 
È cosí che chi vuol salvare la propria vita la perderà: quella materiale e quella spirituale. 
«Le parole del Battista valgono per tutti noi: “Egli deve accrescersi, ed io diminuire”. Egli avrà misericordia infinita per i nostri sbagli, però, d'altra parte, che io sappia, Dio non ha mai promesso che sarebbe sceso a patti. Infatti Egli, in ultima istanza, non ha altro da darci che se stesso, e lo può fare solo nella misura in cui la nostra volontà si ritira per fargli posto nelle nostre anime… …Perché Egli ha diritto su tutto, dal momento che è amore, e deve santificarci. E non può santificarci se non ci possiede. Quando cerchiamo di tenerci una porzione di anima "tutta per noi", cerchiamo di mantenere una zona morta. Per questo, in amore, Egli pretende tutto. Non si può contrattare con Lui…» (6). 
 

4.3.3 - La Fede è un dono di Dio 
La Fede è un dono soprannaturale, quindi gratuito, perché non possiamo meritarlo. Essa ci permette di ricevere quanto è tramandato dalla Chiesa, e di essere convinti che questa parola è verità. 
Nei bambini battezzati la Fede è una della grazie del battesimo. Dio predispone l'anima, l'intelligenza, la volontà ad amare, credere, capire, ricercare le verità rivelate man mano che cresce: è una grandissima grazia. 
Negli adulti battezzati in età adulta la Fede entra con fatica, ostacolata, non solo dal peccato originale, ma anche dai peccati attuali; richiede istruzione, studio, corrispondenza alle grazie di Dio finché sono pronti a ricevere il battesimo in cui riceveranno la grazia della Fede abituale, cioè di credere ed essere convinti senza sforzo, ogni giorno. 
La Fede può crescere con la preghiera, i sacramenti, l'istruzione, e può diminuire e perdersi con i peccati, l'ignoranza, l'eccessiva cura degli affari materiali e la trascuratezza nella cura dell'anima. 
 

4.3.4 - La Fede non è sostituita dal sentimento
Il sentimento religioso è anch'esso un dono di Dio, ma è un bene di ordine naturale, non soprannaturale. 
Si trova anche fra gli infedeli, ed è il rispetto che come creature abbiamo verso il Creatore. 
Ma siccome siamo decaduti per il peccato originale il sentimento religioso non ci può salvare dal peccato, ed è praticamente indifferente in materia di religione. 
Molti cristiani che hanno perso la Fede mantengono un po' di sentimento religioso, ma si ingannano credendosi cristiani. 
Hanno sostituito la Fede col sentimento, la realtà con l'immaginazione. Ecco perché ci si può dire devoti e praticanti e tuttavia praticare gli stessi vizi dei non praticanti: la Fede non è la sorgente degli atti religiosi, ma una specie di sentimento di benevolenza, di buona educazione, di buon gusto verso Dio che, addirittura, dovrebbe esserne molto grato. 
Si prega senza pregare, ci si confessa senza correggersi, ci si comunica senza unirsi a Gesú Cristo. 
La Fede vera purifica, fortifica, vivifica (fa vivere Dio nei nostri cuori), è l'inizio di un mondo nuovo, è sorgente delle vere consolazioni. 
 

NOTE
3 - Questa, e le considerazioni che seguono, sono tratte liberamente da: C. S. LEWIS, Il brindisi di Berlicche e altri scritti
     Jaca Book, 1980, cap. A proposito di ostinazione a credere. 
4 - In latino, "senza fede", "incredulo", "non credente", "rinnegato", "apostata", si dice perfidus, vocabolo che non è 
     traducibile con il termine italiano "perfido". 
5 - Dicesi "mistero" una verità del tutto superiore, ma non contraria alla ragione, verità che crediamo perché Dio l'ha rivelata. 
     (Catechismo della Dottrina Cristiana di San Pio X, § 30). 
6 - C. S. LEWIS, op. cit., cap. Un Lapsus



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7
8
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8.4
8.4.3
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9
9.3
9.4
9.5
9.5.3
9.5.4
9.5.5


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