Tempo di ripasso
Appunti di catechismo a cura di G. L. G.
6. IL DEPOSITO DELLA FEDE
Dal Concilio Vaticano I, (dogmatico), Sessione III, Capitolo II (De
Revelatione), 1870,:
« ... inoltre questa rivelazione soprannaturale, secondo
la credenza universale della Chiesa, dichiarata dal santo Concilio di Trento,
è contenuta "in libri scritti o in tradizioni non scritte che, ricevute
dagli Apostoli dalla bocca di Cristo stesso, o tramandate dagli stessi
Apostoli ai quali le ha dettate lo Spirito Santo, per cosí dire
di mano in mano, sono giunte fino a noi"…»
Il Deposito della Fede è, quindi, contenuto nella Tradizione e nella
Sacra Scrittura, (cioè nei libri ispirati dallo Spirito Santo e
solo in quelli).
Non tutto quanto è stato scritto o detto ha la garanzia di esprimere
fedelmente e completamente la Rivelazione: giudice in materia, secondo
la volontà di Gesú, è la Chiesa.
Similmente quando sorgono dubbi è la Chiesa che giudica quale
sia la interpretazione corretta di uno scritto o di una tradizione da lei
precedentemente riconosciuti come parte della Rivelazione.
Giudici sono, nella Chiesa,:
- in primo luogo il Papa, successore di San Pietro e Vicario di Cristo
in terra, a cui solamente è stata promessa l'infallibilità
quando parla "ex-cathedra";
- in secondo luogo i Vescovi, successori degli Apostoli, ma sempre
e solo in subordine al Papa, anche quando sono riuniti in
Concilio.
Non sono giudici :
- i teologhi, gli esegeti, gli studiosi in quanto tali, per dotti e
autorevoli che siano.
- i laici
6.1 La Tradizione
Gesú non ha scritto ma ha predicato, e similmente ha comandato
agli Apostoli di predicare. La rivelazione all'inizio si è tramandata
a voce, poi una parte è stata messa per scritto, ma non tutta:
«…Gesú fece molti altri prodigi in presenza dei suoi
discepoli, che non sono riferiti in questo libro…», (Giov.,
XX, 31).
«…Ci sono poi molte altre cose fatte da Gesú, che se
si volessero riferire una ad una , il mondo stesso, credo, non potrebbe
contenere i libri che ne sarebbero scritti.», (Giov.,
XXI, 25).
«…Ad essi [gli Apostoli], dopo la sua passione, si era con
molte prove mostrato redivivo, manifestandosi loro per lo spazio di quaranta
giorni e parlando di ciò che riguardava il regno di Dio…»,
(Atti degli Apostoli, I, 3).
Questi insegnamenti di Gesú risorto sono ricordati, oltre che
negli Atti degli Apostoli, anche al termine dei quattro Vangeli, ma non
sono stati scritti.
La Chiesa e le comunità dei primi cristiani esistevano già
quando non erano ancora stati scritti quei libri ispirati che costituiscono
il "Nuovo Testamento", (e cioè le Lettere di San Paolo, i Vangeli,
gli Atti degli Apostoli, le Lettere degli Apostoli, l'Apocalisse), eppure
la Chiesa nascente possedeva già la vera Fede e tutta la Fede. (Vedremo
meglio piú avanti cosa si intenda per libri "ispirati" e per Sacra
Scrittura).
La Tradizione è anteriore alla Sacra Scrittura e abbraccia un
campo piú vasto. La Tradizione è una fonte della Rivelazione
distinta dalle Sacre Scritture, fonte che merita la medesima fede, (Concilio
di Trento, dogmatico, e Concilio Vaticano I, dogmatico).
LA TRADIZIONE FU SEMPRE, NELLA CHIESA, LA PRINCIPALE REGOLA DI FEDE:
«…Fratelli miei, state saldi e conservate le tradizioni
che avete apprese dai nostri discorsi e dalle nostre lettere…», (II
Tessalonicesi, II,14).
«…Gli insegnamenti che tu hai ricevuti da me, in presenza di
molti testimoni, confidali a uomini sicuri che siano capaci di istruire
gli altri…», (II Timoteo, II,2).
«…Ma quando pure noi stessi o un angelo dal cielo vi annunziasse
un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia egli anàtema!
Siccome vi abbiamo detto per l'innanzi e ancora adesso lo dico, se uno
vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia egli anàtema!…»,
(Galati, I, 8-9).
(L'anàtema è la maledizione di Dio che esclude dal Regno
dei Cieli).
Si ricordi che, come detto all'inizio, anche per quanto riguarda la
Tradizione le verità della Fede devono essere assunte non direttamente
da ogni singolo fedele ma attraverso la Chiesa.
Si badi a non confondere "la Tradizione" spiegata prima, (trasmissione
orale di tutte le verità rivelate da Cristo agli Apostoli, o loro
suggerite dallo Spirito Santo, mediante il magistero infallibile della
Chiesa assistita dallo Spirito Santo), con "le tradizioni", cioè
usanze antiche ma di origine umana.
6.1.1 Dove è contenuta la Tradizione
La Tradizione si trova:
1) nelle professioni di fede, nelle definizioni dei concilii,
negli atti dei Papi
2) negli scritti dei Padri della Chiesa, cioè degli autori
ecclesiastici, greci o latini, che hanno scritto su argomenti religiosi
nei
primi tempi della Chiesa, e in particolare
:
I-III sec. - nella Chiesa orientale
SAN CLEMENTE, IV Vescovo di Roma (dal 91 al 101)
SANT' IGNAZIO D'ANTIOCHIA (? ca. 110), Vescovo di Antiochia
SAN POLICARPO (? ca. 154), Vescovo di Smirne
PAPIA (70-150), Vescovo di Gerapoli nella Frigia Minore
BARNABA, discepolo di San Paolo
CLEMENTE ALESSANDRINO Tito Flavio, (? 220-231)
ORIGENE (detto anche Adamanzio), nato ad Alessandria (ca. 185), (?
250-251)
DIONIGI DI ALESSANDRIA, ( 264-265)
SAN GREGORIO TAUMATURGO, Vescovo di Neoceasarea nel Ponto, (?
270-275)
SANT'IPPOLITO, metà III sec.
SAN PANFILO, martire nel 309-310
SAN LUCIANO DI ANTIOCHIA, martire nel 312
SAN METODIO, Vescovo di Olimpo in Licia, martire intorno al 311
EUSEBIO DI CESAREA, nato forse a Cesarea di Palestina (265 ca.),Vescovo
di Cesarea dal 313-315
Il Simbolo apostolico
La Didascalia o Dottrina cattolica dei dodici Apostoli e santi discepoli
del nostro Salvatore (prima metà del III
sec.)
Costituzioni Apostoliche (ca. 380)
Canoni d'Ippolito (data incerta)
Ordinamento ecclesiastico apostolico (IV sec.)
Lettere ai vergini (attribuite a Clemente Romano) (III sec.)
Seconda lettera di Clemente (IV Vescovo di Roma)
Omelia sulla Passione di Melitone di Sardi (II sec.)
Didaché (Dottrina del Signore alle genti per mezzo dei dodici
Apostoli)
Il Pastore, di Erma
Ad Diognetum (ca. 200)
I-III sec. - nella Chiesa occidentale
TERTULLIANO Quinto Settimio Fiorente, nacque a Cartagine verso
la metà del II sec. (? dopo il 220)
GIUSTINO, martire (? 163-167)
SANT'IRENEO, Vescovo di Lione (dal 180 ca.) nato in Asia Minore
SAN CIPRIANO, cartaginese (primi III sec.), il 24 sett. del 258 venne
decapitato a Cartagine
NOVAZIANO, presbitero, provocò uno scisma che durò fino
alla fine del IV secolo
Passio s. Perpetuæ (Passione della sante Perpetua e Felicita)
da alcuni attribuita a Tertulliano
IV-VI sec. - nella Chiesa orientale
SANT'ANTONIO ABATE (251-2 al 356), vissuto in Egitto, raccolse
i monaci senza fondare un ordine
PACOMIO ( 346), visse in Egitto, fondatore dell'ordine monastico
MACARIO EGIZIO, detto anche il Grande, vissuto dal 300 al 390
EVAGRIO PONTICO, nato a Ibora, nel Ponto (ca. 346), visse da asceta
dal 382 fino alla morte (399)
SAN GIOVANNI CRISOSTOMO (Bocca d'oro), nato ad Antiochia (344-347),
Vescovo di Costantinopoli
(398 ca.),(? 14 sett. 407)
TEODORETO DI CIRO, nato ad Antiochia (ca. 393), Vescovo di Ciro (Kyrrhos)
nella Siria (? 457 o 466
ca.)
SAN CIRILLO DI GERUSALEMME, nato fra il 313 e il 315, Vescovo di Gerusalemme
SANT'EPIFANIO, nato vicino ad Eleuteropoli, in Giudea, verso il 315,
vi fondò un monastero di cui fu
abate per 30 anni; dal 367 Vescovo di Costanza, in Cipro
SANT'ATANASIO, nato ad Alessandria nel 295, Vescovo di Alessandria dal
328, esiliato visse per 17 anni
fra i monaci, morí il 2 maggio 373
SAN CIRILLO DI ALESSANDRIA, nato intorno al 370, condusse vita monastica
fino a quando divenne
patriarca di Alessandria nel 412
SAN BASILIO DI CESAREA, nato a Cesarea, in Cappadocia, verso il 330, fondò
una comunità monastica
di cui dettò la regola insieme a San Gregorio Nazianzeno;
Vescovo di Cesarea dal 370
SAN GREGORIO NAZIANZENO, nato a Nazianzo o Diocesarea, verso il 329, Vescovo
di Sasima, in
Cappadocia, dal 371; Vescovo di Nazianzo dal 374; Vescovo
di Costantinopoli, dal 379; (? 390)
DIONIGI L'AREOPAGITA (lui si dichiara discepolo di San Paolo, la critica
situa gli scritti fra il V e il VI
sec.)
IV-VI sec. - nella Chiesa occidentale
LATTANZIO Cecilio Firmiano, nato in Africa verso il 250
SAN DÀMASO, di origine spagnola, papa dal 366 al 384
FIRMICO MATERNO Giulio, forse nativo di Siracusa
SANT'ILARIO DI POITIERS, qui nato verso il 315, Vescovo di Poitiers;
(? 367-368)
EUSEBIO, nativo della Sardegna, vescovo di Vercelli dal 345 al 371
AMBROSIASTER, non si sa nulla, tranne che scrisse sotto papa Damaso
(366-384)
SANT'AMBROGIO, nato a Treviri nel 339-340; venne acclamato Vescovo
di Milano il 7 dicembre del 350;
morí il 4 aprile del 397
PRUDENZIO Aurelio Clemente, nacque probabilmente a Calagurris (Calahorra)
in Spagna, nel 348
SAN PAOLINO Meropio Ponzio DI NOLA, nato nel 353 ca. a Burdigala (Bordeaux),
Vescovo di Nola, (?
22 giugno del 431)
SAN GIROLAMO, nacque a Stridone, nei pressi di Aquileia, nel 347 ca.;
visse a Treviri; morí a
Gerusalemme nel 419 o 420
RUFINO Tirannio, nato a Concordia (345 ca.), crebbe a Roma, morí
in Sicilia nel 411
EGERIA (o Eteria), monaca nativa della Spagna o della Gallia meridionale
SANT'AGOSTINO, nacque a Tagaste, nella Numidia, il 13 novembre del
354, dal 396 Vescovo di Ippona,
qui morí il 28 agosto del 430
GIOVANNI CASSIANO, nacque nella Scizia nel 360 ca., si fece monaco a Betlemme,
fino al 399 visse in
Egitto presso le comunità monastiche; fondò
a Marsiglia due monasteri, morí intorno al 435
SAN VINCENZO DI LÉRINS (? nel 450 ca.)
EUCHERIO, Vescovo di Lione dal 434 al 450
SAN MASSIMO DI TORINO, Vescovo di Torino, (? 408-423)
SAN PIETRO CRISOLOGO, Vescovo di Ravenna dal 425 al 451 ca.
SAN LEONE MAGNO, papa dal 440 al 461
SAN CESAREO D'ARLES, nato intorno al 470, dal 502 Vescovo di Arles
VENANZIO Fortunato, nacque a Valdobbiàdene, presso Treviso,
intorno al 530
FULGENZIO Claudio Giordano, Vescovo di Ruspe, nella Bizacena, dal 507
al 532-33, fondò un monastero
a Cagliari
SAN BENEDETTO, nato a Norcia intorno al 480, si diede esclusivamente alla
vita ascetica, fondò il suo
primo monastero a Subiaco, poi a Montecassino
CASSIODORO Flavio Magno Aurelio Senatore, nato a Squillace, in Calabria,
intorno al 485, si ritirò nel
monastero da lui fondato a Vivarium, in Calabria (?
verso il 580)
GELASIO I, Papa (492-496), di origine africana
SAN GREGORIO MAGNO, nacque a Roma, intorno al 540, dopo i 30 anni diede
tutto ai poveri e si fece
monaco; fondò 7 monasteri; divenne Papa nel 590
(? 604)
SAN PATRIZIO (389-461), nato in Britannia, dal 432 si dedicò all'evangelizzazione
dell'Irlanda, fu
Vescovo di Armagh, nell'Ulster
SAN COLOMBANO, nato intorno al 540 a Leinster, in Irlanda, monaco a Bangor,
fondò alcuni monasteri in
Gallia, in Italia fondò il monastero di Bobbio,
ove morí il 23 novembre del 615
SAN MARTINO DI BRAGA, Vescovo di Braga dal 556 al 580, nato in Pannonia
intorno al 515, fu monaco
in Palestina e verso il 550 abate del monastero di Dumio,
in Galizia
SANT'ISIDORO DI SIVIGLIA, nacque a Siviglia intorno al 560, Vescovo di
Siviglia, morí il 4 aprile del
636
Si noti che la Chiesa fu perseguitata
fino al 312, (editto di Costantino di tolleranza dei cristiani), e fu nuovamente
perseguitata da Giuliano l'Apostata
nel periodo 361-363. La religione cristiana diventa religione di
stato solo nel 391,
(Teodosio imperatore). Gli scritti dei
Padri della Chiesa compaiono, quindi, prestissimo e nonostante che le persecuzioni
ostacolino gravemente i cristiani, per
secoli.
3) nella pratica generale e costante della Chiesa.
San Vincenzo di Lérins, (morto prima del 450), riteneva come
genuina tradizione apostolica ciò che soddisfaceva contemporaneamente
a tutte e tre le seguenti condizioni:
- essere stato creduto in ogni tempo
- essere stato creduto in ogni luogo
- essere stato creduto da tutti i fedeli
4) nella liturgia che contiene le preghiere e i riti del culto
pubblico e dei sacramenti.
Già in un documento dei primi decenni del 400, (Denzinger
246), si trova citata la massima legem credendi lex statuat supplicandi,
(costruzione: lex supplicandi statuat legem credendi), e cioè
traducendo un poco liberamente: "la preghiera liturgica, (lex supplicandi),
sia fonte, (statuat), di cognizione teologica, (legem credendi)".
Questa massima millenaria ci fa capire la vitale importanza e la grandissima
utilità del mantenere inalterata e in uso la liturgia tradizionale
antichissima, e in particolare quella della S. Messa tradizionale, (impropriamente
detta "in latino" o "di S. Pio V" o "tridentina"), a salvaguardia della
Fede. Ci fa capire ancora come, anche a costo di mortificare la spontaneità
e la creatività dei fedeli, sia necessaria una estrema cautela nel
creare nuove liturgie: si corre il rischio di corrompere la Fede insinuando
errori attraverso riti e preghiere privi di quel rigore teologico che ne
garantisce una interpretazione univoca ortodossa.
È importantissimo notare infine che la liturgia è costituita
dalle preghiere con cui ci rivolgiamo a Dio, e che, quindi, sarebbe una
bestemmia rivolgerci a Lui con parole che non siano in accordo con la Fede.
5) negli Atti dei Martiri e nei monumenti dell'arte cristiana,
come ad esempio le iscrizioni e le pitture delle catacombe.
6.2 La Sacra Scrittura
La definizione dogmatica di cosa si intenda per Sacra Scrittura è
data dal Concilio di Trento, (1546), (Denz. Sh. 1501), ed è
stata ribadita dal Concilio Ecumenico Vaticano I, (1870), (Denz. Sh.
3006).
In breve si può dire che si intende per Sacra Scrittura quel
complesso di libri che furono scritti sotto l'ispirazione dello Spirito
Santo, i quali hanno Dio per autore, e come tali furono trasmessi alla
Chiesa. (Vedremo piú avanti cosa si intenda per "ispirazione").
La Sacra Scrittura è chiamata anche "Bibbia" o "Libri Santi".
Viene detta "Volgata" quella versione latina della Bibbia, (fatta da
San Girolamo, (342-420)), riconosciuta esatta dal Concilio di Trento e
dal Concilio Ecumenico Vaticano I; tale versione, quindi, riveste una grandissima
importanza. (8)
Riportiamo alcuni passi dei decreti dei concili dogmatici sopra citati.
Concilio di Trento, Sessione IV, 8 aprile 1546.
Dal Decretum de libris sacris et traditionibus recipiendis:
«…se qualcuno non avrà accettati come sacri e canonici
i suddetti libri, nella loro integrità e con tutte le loro parti,
come si è usato leggerli nella Chiesa cattolica, e come sono contenuti
nella vecchia edizione latina vulgata, […prout… in veteri vulgata latina
editione habentur…], e [se qualcuno] avrà coscientemente e deliberatamente
disprezzate le tradizioni sopra citate: che sia anàtema…»
Dal Decretum de vulgata editione Bibliorum et de modo interpretandi
s. Scripturam:
«…ordina e dichiara che la predetta antica e volgata edizione,
che attraverso il prolungato uso di tanti secoli è stata approvata
nella Chiesa, sia ritenuta come autentica nelle pubbliche letture, dispute,
sermoni, esposizioni, e che nessuno osi o presuma rigettarla sotto qualsiasi
pretesto…»
Concilio Ecumenico Vaticano I, Sessione III, 24 aprile 1870.
Dalla Constitutio dogmatica "Dei Filius" de fide catholica,
Cap. 2, De revelatione :
«…questa rivelazione soprannaturale, in accordo alla credenza
universale della Chiesa, dichiarata dal santo Sinodo Tridentino, è
contenuta nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte che, (ricevute
dagli Apostoli dalla bocca di Cristo stesso o ricevute dagli Apostoli stessi
sotto la dettatura dello Spirito Santo), sono giunte fino a noi trasmesse,
per cosí dire, [passando] di mano in mano. I quali libri del Vecchio
e del Nuovo Testamento, integri con tutte le loro parti, come vengono enumerati
nel decreto del medesimo concilio, [quello tridentino], e come sono contenuti
nell'antica edizione latina volgata devono essere ricevuti come sacri e
canonici. La Chiesa, in verità, li ritiene come sacri e canonici
non come se, composti dalla sola industria umana, fossero stati successivamente
approvati dalla sua autorità, e nemmeno perché contengano
senza errore la rivelazione, ma perché, essendo stati scritti sotto
l'ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore, e come tali sono
stati consegnati alla Chiesa stessa…»
6.2.1 Cosa si intende per "Ispirazione"
L'Ispirazione è:
«un impulso soprannaturale con cui lo Spirito Santo spinse gli
scrittori sacri a scrivere, e li assisté durante la redazione, in
modo che essi concepivano esattamente, volevano riferire fedelmente ed
esprimevano con verità infallibile tutto ciò che Dio ordinava
loro, e soltanto quello che ordinava loro di scrivere» (LEONE XIII,
Enciclica "Providentissimus Deus", 1893).
L'Ispirazione si estende a TUTTA la Sacra Scrittura:
«non sarà mai lecito restringere l'ispirazione a certe
parti soltanto della Sacra Scrittura, o ammettere che lo scrittore sacro
si sia potuto ingannare. Non si può neppure tollerare l'opinione
di coloro che, per sciogliersi da questa difficoltà, non esitano
a suppurre che l'ispirazione divina si estenda soltanto a ciò che
riguarda la fede e i costumi» (LEONE XIII, Enciclica "Providentissimus
Deus", 1893).
La Sacra Scrittura non può sbagliare. Si veda quanto detto
sopra e, inoltre:
«…Se sarò offeso in quelle Scritture in qualcosa che sembri
contrario alla verità, non riterrò niente altro se non che
il codice è corrotto, o l'interprete non ha seguito ciò che
è detto, o che io ho capito pochissimo…» (S.AGOSTINO, Lettera
a Girolamo, Denz. Sh. 3293).
«…Qualunque cosa essi, [gli studiosi della natura], avranno potuto
dimostrare con documenti veritieri sulla natura delle cose, noi dimostriamo
non essere contrario alle nostre Scritture; qualunque cosa invece avranno
portato avanti da uno qualunque dei loro libri che sia contrario a queste
Scritture, cioè alla fede cattolica, noi o dimostriamo con qualche
mezzo o crediamo senza alcun dubbio che tale cosa è falsissima…»
(S.AGOSTINO, De Genesi ad litteram imperfectus lb., Denz. Sh.
3287).
«…lo Spirito di Dio, che parlava per mezzo loro, [gli scrittori
ispirati], non voleva insegnare agli uomini queste cose, [la costituzione
intima delle cose visibili], che non giovano in nessun modo alla salvezza
[eterna]…» (S.AGOSTINO, De Genesi ad litteram imperfectus lb.,
Denz.
Sh. 3288).
Si noti che l'autore ispirato non è semplicemente un agente di
trasmissione: benché scriva sotto l'ispirazione dello Spirito Santo,
conserva la sua personalità, le sue abitudini letterarie, il suo
stile,… doti e difetti…, ma, essendo Dio l'autore della Sacra Scrittura,
ne segue che questa è esente da errori. Tale esenzione è
propria solo del testo originale, e non delle copie, delle stampe, delle
traduzioni.
Si noti ancora che il testo della Sacra Scrittura è molte volte
suscettibile di diversi sensi:
- senso letterale, sempre vero.
Il senso letterale, a sua volta, può
essere "proprio" o "metaforico", (esempi di metafora: "angelica farfalla"
per "anima"
(Dante), "corpo mistico" per "l'insieme dei
santi").
- senso spirituale, vero se è usato da un autore ispirato o
dalla Chiesa.
(esempi : "Gerusalemme" per "la città"
oppure per "la Chiesa" oppure per "l'anima cristiana"; "Isacco che porta
la legna
per il suo sacrificio" per "Gesú che
porta la croce")
- senso accomodatizio, non ha mai valore dogmatico.
(È il senso che una persona dà
a un passo della Sacra Scrittura, senso in genere artificiale, per una
pia intenzione)
- non ha mai senso mitico, cioè come di favola o di leggenda
(Condanna di Pio IX, Sillabo, Proposizione
VII, 1864).
6.2.2 I Libri Canonici
La Sacra Scrittura si divide in Vecchio Testamento e in Nuovo Testamento,
a seconda che i libri siano stati scritti prima o dopo la venuta di Nostro
Signore Gesú Cristo.
Elenchiamo, come lo ha fatto il Concilio di Trento, i 72 "libri canonici",
(cioè riconosciuti dalla Chiesa come ispirati), che compongono la
Bibbia.
VECCHIO TESTAMENTO: 45 Libri, di cui :
- 21 Libri storici : Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio,
Giosuè, Giudici, Rut, Libri dei Re (n° 4), Libri dei
Paralipomeni (n° 2), Libri di Esdra
(n° 2), Libri dei Maccabei (n° 2), Tobia, Giuditta, Ester
(i primi 5 Libri hanno Mosè per autore
e costituiscono il Pentateuco)
- 7 Libri didattici, cosí suddivisi:
- 3 Libri poetici : Giobbe, Salmi Davidici,
Proverbi
- 4 Libri sapienziali : Ecclesiaste,
Cantico Dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico
- 17 Libri profetici, di cui :
- 4 Profeti maggiori : Isaia, Geremia,
Ezechiele, Daniele
-13 Profeti minori : Baruc, Osea, Joele, Amos,
Abdia, Giona, Michea, Abacuc, Nahum, Sofonia, Zaccaria, Aggeo,
Malachia
NUOVO TESTAMENTO: 27 Libri, di cui :
- 4 Vangeli, scritti da : San Matteo, San Marco, San Luca, San
Giovanni
- Atti Degli Apostoli, scritti da San Luca
- 21 Lettere, scritte da : San Paolo (n° 14), San Giacomo, San
Pietro (n° 2), San Giovanni (n° 3), San Giuda Taddeo
- L'Apocalisse, scritta da San Giovanni
6.2.3 Passi difficili della Bibbia
Nelle Sacre Scritture Dio ha avuto per scopo la nostra salvezza spirituale,
e infatti il significato religioso del testo è sempre chiaro, sia
pur attraverso la mediazione della Chiesa, custode e interprete del Deposito
della Fede.
Quanto a ciò che non ha attinenza con la salvezza eterna, esso
non contiene errori, (come abbiamo visto nel paragrafo precedente sulla
ispirazione delle Sacre Scritture), tuttavia esso può apparirci
meno chiaro per due motivi. Il primo motivo è che Dio non ha avuta
intenzione di fare della Bibbia anche un testo di scienze naturali, non
essendo queste conoscenze necessarie alla salvezza dell'anima. Il secondo
motivo è che quanto crediamo di comprendere sui fenomeni naturali
leggendo le Sacre Scritture a volte è diverso da quanto crediamo
di comprendere, sugli stessi fenomeni, attraverso l'indagine scientifica.
In nessun caso, però, le difficoltà di comprensione del significato
fisico sono tali da impedire o modificare la comprensione del significato
religioso. Già nel paragrafo sulla ispirazione divina abbiamo visto
come Sant'Agostino abbia indicata la strada da seguire in questi casi,
tuttavia, siccome la ragione non ama le contraddizioni, e affinché
il contrasto fra le interpretazioni non generi dubbi sulla verità
delle Scritture, e al fine di poter rispondere alle obiezioni che si fanno
sulla nostra Fede, approfondiremo un poco l'argomento, in particolare per
quanto riguarda i fenomeni naturali e il libro della Genesi.
6.2.3.1 Problemi di didattica dei fenomeni naturali
Le obiezioni al racconto della Creazione contenuto nella Genesi che
i dotti di millecinquecento anni fa facevano a S. Agostino non sarebbero,
nella maggior parte, considerate valide dagli scienziati di oggi. È
verosimile che la maggior parte delle obiezioni degli scienziati di oggi
non saranno considerate valide dagli scienziati che verranno fra millecinquecento
anni, (si pensi ad esempio a quale opinione abbiamo oggi della scienza
medica anche solo di duecento anni fa, scienza che ignorava i microbi).
Cosí, se S. Agostino avesse voluto confutare in campo scientifico
i dotti del suo tempo in materia cosmologica, egli avrebbe dovuto quanto
meno cominciare non spiegando la Bibbia, ma spiegando la scienza, ad esempio
la relatività di Einstein, per fermarci al 1915.
D'altra parte, se uno scienziato di oggi dovesse spiegare la relatività
generale, non dico ai dotti di millecinquecento anni fa, (per non parlare
degli uomini del tempo in cui fu scritta la Genesi), ma alle persone colte
ma non specialiste sue contemporanee, non potrebbe fare altro che usare
solo concetti e immagini familiari all'uomo comune, cercando di salvare
la
sostanza, a scapito della esattezza nei particolari, tuttavia né
i colleghi di questo scienziato penserebbero che è un pasticcione
ignorante, né gli uditori non specialisti penserebbero che loro
eventuali difficoltà e obiezioni indicassero errori dello scienziato,
e non piuttosto una loro limitata comprensione, e semplificazioni necessarie
per venire incontro alla loro ignoranza : penserebbero anzi e comunque
di avere imparato qualcosa in piú.
Ancora: nemmeno la scienza di oggi può spiegare fatti che sperimentiamo
ogni giorno, indispensabili alla comprensione dell'universo, come ad esempio
la forza di gravità. Come potrebbero spiegarceli gli scienziati
del futuro, (o Dio stesso), servendosi solo di quello che sappiamo ora?
Cosí, a chi scrive, che è ingegnere, sembra certo che
anche il semplice racconto della Genesi, per esempio, conserva anche per
gli scienziati di oggi una parte di verità che non siamo in grado
di comprendere, e che, magari, contrasta con i risultati dei nostri studi
umani, ma non per questo è meno vera. Prendendo letteralmente le
semplificazioni scelte per gli uomini di tutti i tempi dalla didattica
del Divino Creatore saremo, paradossalmente, piú vicini alla comprensione
del tutto di quanto riusciamo a scoprire in qualche parte con le limitate
e fallibili forze umane.
6.2.3.2 La Bibbia e la descrizione dei fenomeni naturali
Il Papa LEONE XIII , nella enciclica Providentissimus, (1893),
dedicata allo studio delle Sacre Scritture, dice:
«…essi, [gli autori sacri], descrivevano e trattavano le cose,
[della natura], occasionalmente, o in stile figurato, o secondo la maniera
di parlare corrente ai loro tempi, quella che ancora oggi, a proposito
di molte cose, è usata nella vita di ogni giorno anche dalle persone
piú dotte. Come per il linguaggio popolare vengono espresse primamente
e propriamente quelle cose che cadono sotto i sensi, cosí, non diversamente,
lo scrittore sacro, (come dice anche il Dottore Angelico), si è
riferito alle apparenze sensibili, o, per meglio dire, a quelle cose che
Dio stesso, parlando agli uomini, ha espresso secondo l'uso umano in maniera
proporzionata alla loro forza intellettiva…» (Denzinger-Schönmetzer
3288).
Georges Salet, in un articolo che riporteremo in parte nei prossimi
paragrafi, cosí spiega :
«…Dio ha scritta la Bibbia in modo tale che il suo senso
letterale possa essere compreso nel medesimo modo in ogni epoca, qualunque
siano le ipotesi scientifiche considerate come certe nelle varie epoche.
Quando leggo in un almanacco che, in un certo giorno, in un certo luogo,
il sole sorgerà a una certa ora, io capisco che, quel giorno, io
vedrò il sole sorgere all'ora indicata, (se il cielo non sarà
nuvoloso),…
In altri termini: quando parla di fenomeni naturali, la Bibbia ci dice
quello che avremmo potuto constatare con i nostri sensi, in particolare
con la vista e l'udito.
Per esempio, la Bibbia racconta che, nel corso di una battaglia: «…
[Giosuè disse] "O sole, fermati su Gabaon, e tu, luna, sulla valle
di Aialon!". Il sole si fermò e la luna restò immobile finché
il popolo non si fu vendicato dei suoi nemici. Non sta scritto forse nel
libro del Giusto? Il sole restò immobile in mezzo al cielo
e non si affrettò al tramonto quasi un giorno intero…» (Giosuè,
X, 12,13) .
Ciò non significa niente altro che quello che avremmo visto
noi stessi se fossimo stati là: il sole interruppe il suo corso
apparente sulla volta celeste: è un fenomeno oggettivo, indipendente
da qualsiasi teoria astronomica o meccanica.…
Di conseguenza, salvo in caso di impossibilità manifesta, si
deve intendere il racconto biblico, [in particolare quello della Creazione],
…come quello che avremmo visto dalla Terra, (a partire da quel momento
in cui ha cominciato ad esistere), se noi fossimo stati là…»
(9)
Quanto a quello che ci mostrano i sensi occorre tenere presente che essi
non ci ingannano, ma che le sensazioni vanno interpretate alla luce dell'esperienza
aiutata dalla ragione. Con questa avvertenza possiamo parlare, ad esempio,
della "volta celeste", del "firmamento", anche se si tratta di una illusione
ottica e non di un oggetto materiale.
Notiamo ancora di sfuggita che anche la Bibbia usa espressioni figurate
e significati traslati. In particolare la parola "giorno" può essere
intesa in senso "dilatato", come quando diciamo "al giorno d'oggi le cose
sono diverse", o quando intendiamo un periodo di tempo indefinito ma composto
da piú giorni, come fece Nostro Signore nel Vangelo di S. Luca,
in cui "giorno" sta piuttosto per "anno":
«…ecco io scaccio i demoni e guarisco gli ammalati oggi e
domani, e al terzo giorno avrò finito. Ma oggi, domani e doman l'altro
bisogna che io cammini…» (Luca, XIII, 31-35).
6.2.3.3 Come Dio agisce ed ha agito sul mondo
Riprendiamo l'articolo citato di Georges Salet.
«…Attualmente, dopo la fine dei Sei Giorni, Dio agisce sul mondo
in due maniere, e cioè:
- con deroghe alle leggi naturali da
Lui Stesso stabilite. Queste deroghe hanno lo scopo di rendere credibile
la nostra fede e
di rafforzarla : sono i
miracoli;
- senza deroghe alle leggi naturali,
costantemente; …la Chiesa ha sempre insegnato che nessun avvenimento si
produce
senza il Suo ordine o senza
il Suo permesso. (10)
«…All'inizio, durante i Sei Giorni, Dio ha agito in [due altre]
maniere speciali, e cioè:
- creando “ex nihilo”, cioè “dal
nulla”; (è bene notare subito che delle creazioni dal nulla hanno
luogo attualmente, ogni
momento, quando Dio
crea una anima umana ad ogni concezione);
- stabilendo le leggi naturali, [ e,
successivamente, rispettandole man mano che le aveva stabilite].
«…In un primo tempo Dio ha “creata” la materia inerte, e, poi,
le ha fissate le leggi sue proprie. In un secondo tempo Dio ha “organizzata”
una piccola parte di questa materia inerte in esseri viventi, dotati, tra
l’altro, della facoltà di riprodursi attingendo la materia necessaria
da quella del mondo inerte. In un senso improprio, (perché la materia
necessaria preesisteva), si tratta della creazione dei vegetali, degli
animali, e del corpo dell’uomo.
«... Negli esseri viventi, uomini inclusi, la materia di cui
sono costituiti continua a seguire le leggi proprie della materia [inerte];
le leggi biologiche a cui obbediscono i fenomeni vitali si sovrappongono,
in qualche modo, alle leggi naturali della materia [inerte] che li costituisce…»
(11)
Quanto detto sopra sottintende che la materia inerte, in forza delle
sole leggi sue proprie non sia in grado di autoorganizzarsi in esseri viventi
: si tratta della disputa fra “evoluzionismo” e “creazionismo”.
Non possiamo affrontare qui la questione, ma possiamo rimandare il
lettore al libro di Georges Salet, Hasard et Certitude. Le Transformisme
devant la biologie actuelle (12), che tiene conto anche dei lavori
di Jacob, Monod, Glansdorff, Prigogine.
«…Nel testo ebraico del racconto dei Sei Giorni la parola “creare”
ricorre solo due volte, e, precisamente, nel primo versetto della Genesi:
In
principio Dio creò il cielo e la terra, e nel Sesto Giorno a
proposito della creazione dell’Uomo: Dio creò l’uomo a sua immagine,
a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò,
(versetto 27).
«…In altre parole, Dio …[fece il corpo dell’uomo usando la materia
preesistente, ma] …creò la sua anima, come indica il successivo
capitolo 2, versetto 7: allora Jahvé Dio plasmò l’uomo
con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita;
cosí l’uomo divenne un essere vivente. …Dobbiamo quindi concludere
che, con l’eccezione delle anime umane che sono create ad ogni concezione,
tutto è stato creato all’inizio del Primo Giorno, e che quello che
è avvenuto in seguito non è stato altro che una organizzazione.
Ciò è confermato da altri passi della Sacra Scrittura, come
L’Ecclesiastico,
cap. XIII, v.1, che nella versione di San Girolamo recita Creavit omnia
simul, cioè: Creò ogni cosa contemporaneamente. »
(13)
(Approfondiremo questo ultimo aspetto nel paragrafo che segue).
6.2.3.4 La Creazione
Per dimostrare che i criteri sopra esposti sono validi ed efficaci,
proviamo ad applicarli alla interpretazione del racconto della Creazione
contenuto nel libro della Genesi: senza pretendere di presentare
“la” spiegazione mostreremo come si raggiunga una comprensione razionale
e plausibile del racconto biblico.
Per mancanza di spazio ci limiteremo a riassumere per grandi linee
parte dell’articolo citato. Il lettore dovrebbe leggere quanto segue
tenendo a fronte il primo capitolo della Genesi, e tenendo presente quanto
detto nei tre paragrafi precedenti.
Nel Primo Giorno Dio creò insieme il Cielo e la Terra.
Come spiega già Sant’Agostino, (La Città di Dio, libro
II, cap. 9), per “Cielo” si devono intendere gli Angeli, creature spirituali,
e per “Terra” la materia informe prima della sua organizzazione. (Si veda
anche quanto detto alla fine del paragrafo 6.2.3.3). Dio organizza la materia
informe fissandole delle leggi: Dio disse “Vi sia luce!”. La comparsa
della luce ci fa concludere che, a quel punto, il Sole e il pianeta Terra
si siano formati, e che, quindi, da questo momento in poi, il racconto
descriva ciò che avremmo visto dal pianeta Terra se fossimo stati
presenti, (come spiegato nei paragrafi precedenti).
Nel Secondo Giorno Dio separa le acque superiori, (nuvole),
da quelle inferiori, (oceano), col firmamento; (quanto al firmamento vedasi
il paragrafo 6.2.3.2) . Il testo biblico, e le conoscenze scientifiche
contemporanee, suggeriscono che il globo terrestre fosse inizialmente molto
caldo e che le acque sotto forma di vapori formassero una nebbia e delle
nuvole cosí spesse da impedirci la vista del Sole, pur permettendoci
di distinguere il giorno dalla notte. Parimenti il testo suggerisce che
l’oceano ricoprisse tutto il globo.
Nel Terzo Giorno Dio fa emergere le terre, pur lasciando parte
del globo ricoperta dalle acque: i mari. Dio organizza una parte della
materia inanimata e dà origine al mondo vegetale; notiamo che le
nuvole non impedivano il passaggio della luce necessaria alle piante, pur
mantenendosi cosí dense da non far scorgere distintamente il sole.
La sintesi clorofilliana arricchisce l’atmosfera dell’ossigeno che sarà
necessario alla vita animale.
Nel Quarto Giorno le nuvole si diradano e ci divengono visibili
distintamente il sole, la luna, le stelle.
Nel Quinto e nel Sesto Giorno Dio organizza della materia inerte
dando origine agli animali e, infine, all’uomo, creandone l’anima, (si
riveda quanto scritto nel paragrafo 6.2.3.3).
Nel Settimo Giorno Dio si riposò. Noi siamo in questo
settimo giorno in cui Dio non organizza piú la materia in nuovi
esseri viventi e non crea piú materia o spiriti nuovi, con l’eccezione
dell’anima di ogni uomo al momento della concezione.
Notiamo che i criteri interpretativi proposti eliminano senza difficoltà
anche apparenti incongruenze come la comparsa dei vegetali, (terzo giorno),
prima di quella del sole e della luna, (quarto giorno).
6.2.4 Come leggere la Bibbia
Leggiamo la Bibbia con amore e con umiltà, rispettando la mediazione
della Chiesa, custode e interprete del Deposito della Fede, pensando a
Dio, chiedendoGli di farci ben capire il significato spirituale, e rimettendoci
al suo volere per la comprensione piú o meno approfondita che ci
vorrà concedere delle questioni non religiose: il dubbio su queste
non si proietti su quelle.
Dio ha ispirato un linguaggio semplice e chiaro per insegnare le verità
necessarie alla salvezza eterna, linguaggio comprensibile, quanto a ciò,
dai semplici e dai dotti, quelli di migliaia di anni prima di Gesú,
quelli di oggi, quelli del futuro.
Quanto alle verità sulla costituzione intima del creato, esse
non erano lo scopo dell’insegnamento di Dio, ma chi scrive è convinto
che anche quanto a esse Egli, che è Bontà e Verità,
abbia voluto e saputo miracolosamente suggerire per guidarci verso il vero
.
NOTE
8 - Rispetto agli esegeti moderni San Gerolamo, oltre al vantaggio
invidiabile della santità, ha anche quello che ai suoi tempi
l’ebraico, il
greco e il latino erano lingue vive, cosa che facilita la comprensione
del testo e permette una traduzione piú
fedele al significato
dell’originale.
San Girolamo,
che fu il piú erudito dei padri latini, non eccettuato nemmeno Sant’Agostino,
iniziò lo studio dell’ebraico
nel 373 quando
si ritirò per alcuni anni nel deserto di Calcide a far vita austerissima
di anacoreta; (allo studio dell’ebraico
aggiunse poi
anche quello della lingua caldaica o aramaica). Dopo la morte del Papa
San Dàmaso, (384), di cui era
divenuto segretario,
lasciò Roma e nel 386 si stabilí a Betlemme dove rimase,
per 34 anni, pregando, studiando, e
scrivendo, fino
alla morte, (30 settembre 420).
San Gerolamo
tradusse dall’ebraico il Vecchio Testamento e, per cosí dire, fece
una “edizione critica” del Nuovo
Testamento.
È bello leggere cosa dice, nella Prefazione inviata a Papa San Dàmaso
che gli aveva ordinata l’opera, a
proposito dei
criteri da lui seguiti : «... Questa piccola prefazione poi è
per inculcare che son solamente quattro gli
Evangeli
e son disposti in quest’ordine : Matteo, Marco, Luca e Giovanni, e che
li abbiamo corretti confrontandoli coi
codici greci
piú antichi, in modo però da non discostarci troppo dal testo
latino che è in uso, e da correggere soltanto
quello che
sembrava alterarne il senso, lasciando invece intatto il resto. ...».
9 - GEORGES SALET, Le Recit Biblique de la Creation, in De
Rome et d’Ailleurs, n.128, nov.-dec.1993, Boîte Postale
463, F-78004
Versailles-Cedex, Francia.
10 - Si pensi ad esempio al Salmo 126/127, versetti 1 e 2:
Se Jahvé
non edifica la casa, invano vi faticano i costruttori.
Se Jahvé
non guarda la città, invano veglia il custode.
Vano è
per voi che vi leviate di buon mattino, che tardiate a posarvi, che mangiate
pane di afflizioni.
Tanto [Jahvé]
ne dona ai suoi diletti nel sonno.
11 - GEORGES SALET, op. cit.
12 - Editions Scientifiques Saint-Edme, 43 Rue Lafaiette, Paris (IX).
Dépót Téqui-Diffusion, 82 Rue Bonaparte, Paris (IX).
Richiedibile
alla Diffusion de la Penseé Française, B.P.1, F-86190
Chiré-en-Montreuil, Francia.
13 - GEORGES SALET, op. cit. - A richiesta, dietro rimborso
delle spese vive, possiamo fornire copia integrale dell’articolo
di Georges Salet.
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7
8
8.3
8.4
8.4.3
8.4.5
8.4.6
9
9.3
9.4
9.5
9.5.3
9.5.4
9.5.5
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