Tempo di ripasso

Appunti di catechismo a cura di G. L. G.
 

9.5.4   Il Corpo Mistico di Nostro Signore Gesù Cristo e la Chiesa

9.5.4.1   Il Corpo Mistico nel Vangelo
Nel Vangelo è già annunciato il profondo, ed esaltante, mistero della intima unione di ciascun fedele con Nostro Signore, (unione “con” diciamo noi, ma, in questo caso, il Vangelo dice unione “in”), e dei fedeli tutti fra loro in Nostro Signore.
Ci limitiamo a fare riferimento a due soli passi:

Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglierà via; e quello che porta frutto lo poterà perché frutti di più. … Come il tralcio non può da sé dare alcun frutto se non resta congiunto con la vite, così neppur voi se non rimanete in me. Io sono la vite; voi i tralci; chi rimane in me, ed io in lui, dà molti frutti, perché senza di me non potete far nulla. Se qualcuno non rimarrà in me sarà gettato via, come un tralcio che si dissecca, si raccoglie e si butta sul fuoco dove brucia. Se rimarrete in me e rimarranno in voi le mie parole (49), domandate qualunque cosa vorrete , che vi sarà concessa.” (Giov. XV, 1-2, 4-7)
Né io prego soltanto per questi, ma anche per coloro che per la loro parola crederanno in me, affinché tutti siano una sola cosa; come tu sei in me, Padre, ed io in te, così anch’essi siano una cosa sola in noi. … Io in essi e tu in me perché la loro unità sia perfetta, ed il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati come tu hai amato me . Padre, io voglio che dove sono io siano anche con me quelli che mi hai dato…”. (Giov. XVII, 20-21, 23-24)


Io sono la vite; voi i tralci
Vite e tralci sono distinti, (c’è anzi una gerarchia tra di essi), eppure non c’è vite senza tralci e tralci senza vite, così che sono  una cosa unica pur rimanendo distinti.

Come tu sei in me, Padre, ed io in te, così anch’essi siano una cosa sola in noi
Il Padre nel Figlio, il Figlio nel Padre, noi fedeli nel Figlio e nel Padre a formare una cosa unica con il Padre e il Figlio e fra noi senza perdere la distinzione e l’individualità.

Io in essi e tu in me perché la loro unità sia perfetta
Il Figlio in noi fedeli, il Padre nel Figlio, così che noi fedeli formiamo una unità perfetta con il Padre e il Figlio e fra noi, senza perdere la distinzione e l’individualità, così come il Padre e il Figlio sono l’uno nell’altro ma l’uno non è l’altro e nessuno di loro è noi. Mistero profondissimo che sfiora il mistero trinitario! (50)
 

9.5.4.2   Il Corpo Mistico nelle Lettere di San Paolo
Nelle Lettere di San Paolo il mistero della intima unione di ciascun fedele, (come singolo e come collettività), con Nostro Signore, e dei fedeli tutti fra loro in Nostro Signore, è esposto nella sua pienezza attraverso metafore che stabiliscono una corrispondenza fra il piano materiale e il piano spirituale.
San Paolo parla della Chiesa formata dai fedeli come di Tempio Santo di Dio (Efes. II, 21), di Sposa di Cristo (Efes. V, 22-32), di Corpo di Cristo; noi ci soffermeremo su quest’ultima metafora.

9.5.4.2.1   La metafora del Corpo Mistico
La Persona umana può essere vista come costituita da un Capo e da un Corpo, Corpo a sua volta costituito da molte Membra.
Le Membra si distinguono fra loro per costituzione e funzione. Ogni Membro non è autosufficiente e ha una funzione volta a soddisfare non solo esigenze interne ma anche esigenze esterne, (così come, per esempio, il cuore provvede alla
circolazione sanguigna non solo nel proprio interno ma anche nel resto del corpo, però non può provvedere, ad esempio, alla propria alimentazione).
Un Membro non è l’altro, quindi sono distinti, ma uno senza l’altro non può sussistere, quindi sono una sola cosa.
Le Membra insieme fra loro formano il Corpo.
Le Membra non sono il Corpo e il Corpo non è le Membra, quindi sono distinti, ma le Membra non coordinate nel Corpo, in funzione del Corpo, e il Corpo senza le Membra a lui finalizzate non possono sussistere, quindi sono una cosa sola.
Il Corpo insieme al Capo formano la Persona.
Il Corpo non è il Capo e il Capo non è il Corpo, quindi sono distinti, ma uno senza l’altro non possono sussistere, quindi sono una cosa sola.
La Persona non è il Capo e non è il Corpo, quindi è distinta da entrambi, ma senza di essi la Persona non può sussistere, quindi Capo e Corpo sono una sola cosa cioè la Persona.
Succede così che, in certo qual modo, contemporaneamente, il tutto è ogni singola parte e ogni parte è il tutto, pur mantenendosi distinzioni, differenze e gerarchie.

Ecco, adesso, la corrispondenza fra piano materiale e piano spirituale posta dalla metafora.

Come ci sono le singole membra, così ci siamo noi, i singoli Fedeli, ciascuno con i propri carismi ad utilità propria e degli altri, e ciascun fedele non è autosufficiente ma bisognoso dell’aiuto dei carismi degli altri: siamo, quindi, contemporaneamente distinti e costituenti una sola cosa.
Come le membra armonizzate fra loro formano il corpo così noi Fedeli, uniti dalla reciproca carità, formiamo la Chiesa.
I Fedeli tutti ma considerati isolatamente non sono la Chiesa, e viceversa, quindi sono distinti, ma la Chiesa senza i Fedeli e i Fedeli senza la Chiesa non sono tali, quindi formano una cosa sola.
Come il corpo insieme al capo formano la persona, così la Chiesa insieme a Cristo costituiscono una sola Persona Mistica, pur rimanendo Cristo e Chiesa distinti.
Conforme[mente] al suo [di Dio Padre] disegno benevolo … di riunire tutte le cose nel Cristo”, (Efes., I, 9-10), questa Persona Mistica è ancora Cristo stesso che “[Dio Padre] costituì come capo sopra tutte le cose alla Chiesa, la quale è il suo corpo, il compimento di lui, che si completa interamente in tutti.” (Efes., I, 22-23). (51)

Nella metafora paolina Cristo è il “Capo” della Chiesa e, corrispondentemente, la Chiesa è il “Corpo di Cristo”.
Prima di leggere i testi è utile fare alcune osservazioni sul termine “corpo” e su alcuni limiti della metafora/analogia del corpo.
 

9.5.4.2.1.1   “Corpo” e “Persona”
San Paolo, già fariseo e rabbino dottissimo, usa un linguaggio biblico e, in esso, il termine “Corpo” corrisponde anche a “Persona”.
Per questa ragione l’espressione “Corpo di Cristo”, che troviamo spessissimo, veicola due significati diversi.
Se “Corpo” è inteso nel senso, sia pur traslato, di “corpo naturale” allora “di Cristo” è un genitivo possessivo e, di conseguenza, l’espressione “Corpo di Cristo” indica la Chiesa, sia pur unita a Cristo nel modo sopra detto.
Se “Corpo” è inteso nel senso di “Persona” allora “di Cristo” è un genitivo epesegetico, (o di apposizione, o esplicativo come ad esempio “il segno di Giona” (Mt. XII, 39) vuol dire “quel segno che era lo stesso Giona” ), e, di conseguenza, l’espressione “Corpo di Cristo” indica Cristo stesso (cioè: “quella persona che è Cristo stesso”), sia pur unito alla Chiesa
nel modo sopra detto.
Spesso nell’unica espressione “Corpo di Cristo” i due significati si sovrappongono, così come spesso avviene misticamente.

9.5.4.2.1.2   Perché “Mistico” (limiti della metafora/analogia del corpo umano)
È invalso l’uso di parlare non semplicemente di “Corpo”, come fa San Paolo, ma di “Corpo Mistico”.
L’appellativo “mistico” (cioè attinente ai misteri della fede) si trova presso molti antichi scrittori.
Per mezzo di esso il Corpo di cui parla San Paolo:
   - può essere distinto chiaramente “dal Corpo fisico dello stesso Cristo che, nato dalla Vergine Madre di Dio, è ora assiso alla 
     destra del Padre in cielo ed è nascosto in terra sotto i veli eucaristici”, (Pio XII, Mystici Corporis, I).
   - può essere distinto chiaramente da un corpo “naturale” per due caratteristiche:
         i) “Nel corpo naturale il principio di unità congiunge le parti in modo che le singole manchino completamente della 
              propria sussistenza, invece nel Corpo Mistico la forza di mutua congiunzione, sebbene intima, unisce le membra tra 
              loro in modo che le singole godano del tutto di una propria personalità”  (Pio XII, Mystici Corporis, I).
         ii) “Se poi consideriamo il mutuo rapporto del tutto e delle singole membra, esse in ogni corpo fisico vivente sono in 
               ultima istanza destinate soltanto al profitto di tutto il composto; mentre, … [nel Corpo Mistico] l’ultimo scopo è il 
               bene di tutti e di ciascun membro, essendo essi persone.”  (Pio XII, Mystici Corporis, I).
   - può essere distinto chiaramente da un corpo “morale” [ad es. associativo], infatti: “Nel corpo morale il principio di unità 
      non è altro che il fine comune … invece nel Corpo Mistico … a questa comune tendenza dello stesso fine si aggiunge un 
      altro principio interno … ed è di tale eccellenza da superare immensamente per se stesso tutti i vincoli di unità che 
      accompagnano sia un corpo fisico sia un corpo morale …cioè lo Spirito divino [lo Spirito Santo] che, come dice 
      l’Angelico [cioè San Tommaso],«uno e identico per numero, riempie ed unisce tutta la Chiesa» (De Veritate, q. 29, a. 4. 
      c).” (Pio XII, Mystici Corporis, I).
 

9.5.4.2.2   Il Corpo Mistico nei testi di San Paolo
Descriviamo il Corpo Mistico attraverso i principali testi di San Paolo, raggruppandoli, per quanto possibile, per argomento.

Il progetto di Dio nella sua visione di insieme.

Benedetto Dio e padre del Signore nostro Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti nel Cristo con ogni sorta di benedizioni spirituali nei cieli.
Poiché in lui egli ci ha prescelti per sé prima della fondazione del mondo, ad essere santi ed immacolati nel suo cospetto; dopo averci predestinati in carità ad essere suoi figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà, affinché si esalti la sua grazia trionfante, mediante la quale ci rese a sé accetti nel suo diletto Figliuolo.
In esso per il suo sangue noi abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati, secondo le ricchezze della grazia di Dio.
Questa grazia in noi egli ha effuso con sovrabbondanza con ogni sorta di sapienza e di prudenza, avendoci fatto conoscere il mistero della sua volontà, conforme al suo disegno benevolo, che egli ha in sé formato, per essere compiuto nella pienezza dei tempi: cioè di riunire tutte le cose nel Cristo, e le cose del cielo e le cose della terra.
In Cristo, in cui noi, i primi a sperare in lui, siamo stati fatti eredi, essendo stati predestinati conforme al disegno di colui che tutto opera secondo il consiglio della sua volontà, perché fossimo a lode della gloriosa potenza della sua grazia. 
In Cristo, nel quale anche voi, avendo ascoltata la parola di verità, cioè il Vangelo della vostra salvezza, ed avendo ad esso creduto, siete stati improntati del sigillo dello Spirito Santo promesso, che è arra della nostra eredità, per la redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

E tutto egli sottopose ai suoi piedi [di Nostro Signore Gesù Cristo], e lo costituì come capo sopra tutte le cose alla Chiesa, la quale è il suo corpo, il compimento di lui, che si completa interamente in tutti.” (Efesini, I 3-14, 22-23).


Ogni cristiano, individualmente, è un membro del Corpo di Cristo.

Ora voi siete il corpo di Cristo, e ciascuno poi individualmente sue membra.” (I Cor. XII, 27)
Ed egli [Nostro Signore Gesù Cristo] alcuni costituì apostoli, altri profeti, altri evangelisti, altri pastori e dottori, per rendere atti i santi per l’opera del ministero, e così venga edificato il corpo di Cristo; finché non giungiamo tutti insieme all’unità della fede, alla piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, secondo la misura della piena statura di Cristo” (Efes. IV, 11-13)
Poiché a quel modo che in uno stesso corpo abbiamo molte membra, e nessun membro ha la stessa funzione, così tutti insieme formiamo un solo corpo in Cristo; e in particolare siamo membra gli uni degli altri. Ora avendo noi carismi diversi a seconda della grazia a noi data: chi ha la profezia, se ne serva secondo la norma della fede; chi il ministero, eserciti il ministero; chi ha il dono di insegnare, insegni; chi di esortare, esorti. Chi dà del suo, faccia con semplicità; chi sta al comando, [comandi] con sollecitudine; chi fa opere di misericordia, [le faccia] con gioia.” (Rom, XII, 4-8)
Aspirate pure ai doni più elevati, ma io vi indicherò ancora una via sopra ogni altra sublime. … se non ho la carità tutto ciò non mi serve a niente.” (I Cor. XII, 31; XIII, 3)
Poiché a quel modo che il corpo è uno solo, benché abbia molte membra, e [a quel modo che] tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un corpo solo, così pure il Cristo. Infatti noi tutti, o Giudei o Greci, o schiavi o liberi, siamo stati battezzati in un solo Spirito … ché anche il corpo non si compone di un solo membro ma di molti.” (I Cor. XII, 12-14)
Tutti voi infatti siete figli di Dio, in Gesù Cristo mediante la fede. Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più né giudeo né gentile; non c’è più né schiavo né libero; non c’è più né uomo né donna; poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.” (Gal. III, 26-28)
Che anzi quelle membra che sembrano più deboli sono molto più necessarie; e quelle che ci sembrano più ignobili sono quelle che noi circondiamo di maggior ornamento; e le meno oneste le teniamo con maggior decoro, mentre le nostre membra oneste non ne hanno bisogno. È Dio che ha così disposto il corpo in modo da dare maggior onore alle membra meno degne, onde non ci sia divisione nel corpo, ma le membra abbiano a vicenda sollecita cura del bene comune.” (I Cor. XII, 22-25). (52)


I cristiani sono un sol corpo perché tutti vivono della stessa vita, ricevuta nel battesimo e nutrita con l’eucarestia, vincolo di unione non solo a Cristo ma anche a tutti gli altri cristiani.

O forse ignorate che quanti fummo battezzati in Cristo Gesù, fummo battezzati nella morte di lui? … affinché come il Cristo fu risuscitato dai morti ..... così anche noi camminiamo in una nuova vita.” (Rom. VI, 3-4)
Il calice di benedizione, cui noi benediciamo, non è forse una comunione del sangue di Cristo? E il pane che spezziamo non è una comunione del corpo di Cristo? Perché un solo pane, un solo corpo siamo noi, benché molti, partecipando tutti di quel solo pane.” (I Cor. X, 16-17)
Il Corpo di Cristo è la Chiesa; Nostro Signore Gesù Cristo è il capo assoluto del corpo della Chiesa che Egli ama e che gli è soggetta; Egli è principio di unione e di vita del corpo che deve tendere a Lui:
E tutto Egli [Dio Padre] sottopose ai suoi [di Nostro Signore Gesù Cristo] piedi, e lo costituì come capo sopra tutte le cose alla Chiesa, la quale è il suo corpo, il compimento di lui, che si completa interamente in tutti.” (Efes. I, 22-23)
Egli [Nostro Signore Gesù Cristo] è il capo del corpo, che è la Chiesa; come è il principio, il primogenito di tra i morti, affinché abbia il primato su tutte le cose.” (Col. I, 18)
… a pro del di Lui [Nostro Signore Gesù Cristo] corpo che è la Chiesa.” (Col. I, 24) 
… il Cristo è il capo della Chiesa, che è il suo corpo, di cui egli è salvatore … la Chiesa è soggetta al Cristo … il Cristo ha amato la Chiesa e per essa ha dato se stesso, a fine di santificarla…” (Efes. V, 23-26)
Nessuno infatti ebbe mai in odio la sua carne; che anzi e la nutre e ne prende cura, siccome anche fa il Cristo con la Chiesa, poiché noi siamo membri del suo corpo.” (Efes. V, 29-30)
Seguendo la verità nella carità, noi andiamo crescendo in colui che è il capo, il Cristo. Da lui tutto il corpo ben connesso e solidamente collegato, con l’alimentazione delle singole congiunture, conforme alla operazione proporzionata di ciascun membro, riceve l’accrescimento e si va edificando nella carità.” (Efes. IV, 15-16)
Il cristiano viene incorporato a Cristo e comincia a vivere della di lui vita mediante la fede in lui:
Vivo non già io, è il Cristo che vive in me. Io vivo, è vero, nella carne, ma vivo nella fede del Figliuolo di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal. II, 20) 
“… [San Paolo, lontano dai Galati, scrive che vorrebbe poter essere tra loro] sino a che il Cristo non sia formato in voi …” (Gal. IV, 19)
Ora coloro che appartengono al Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue brame” (Gal. V, 24)
Quando il Cristo, vostra vita, comparirà, allora anche voi, di gloria rivestiti, comparirete con lui” (Col. III, 4)
Come Nostro Signore Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, ha voluto redimerci tramite la sua sofferenza, così anche il cristiano, che è stato incorporato a Cristo, deve, a  somiglianza del suo Salvatore, partecipare con la propria sofferenza alla applicazione dei meriti infiniti di Nostro Signore crocifisso, per la salvezza propria e quella degli altri membri del Corpo Mistico (53):
Ora io mi rallegro di quanto soffro per voi; e do compimento nella mia carne a ciò che manca alle tribulazioni del Cristo a pro del corpo di lui che è la Chiesa” (Col. I, 24)
La grazia di lui, cioè di Dio, verso di me non fu cosa vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non già io, ma la grazia di Dio con me (I Cor. XV, 10) 


9.5.4.2.2.1  “ Do compimento nella mia carne a ciò che manca alle tribulazioni del Cristo”

Cogliamo l’occasione per volgere lo sguardo nel mistero del dolore, quello di Nostro Signore e quello nostro.
Ci serviremo liberamente di uno scritto del canonico Daniel Joseph Lallement, (D.-J. LALLEMENT, Mystere de la 
paternité de Saint Joseph, pagg. 207-211, 1986 Téqui, 82 rue Bonaparte, Paris, ISBN : 2.85244-781-9).

Nella natura animale esiste solo la sofferenza materiale; essa è in un certo senso attutita ed oscura perché l’animale è privo di autocoscienza e di intelletto. 
Nella natura spirituale esiste solo la sofferenza spirituale.
I demoni soffrono spiritualmente eminentemente per la coscienza della loro privazione di Dio per l’eternità (pena del danno).
Gli angeli beati sono al di sopra della sofferenza propriamente detta, essendo fissati nella visione beatifica di Dio; in essi sussistono solo comprensione e compassione per le sofferenze fisiche e spirituali di Nostro Signore e nostre.
Nella natura umana, costituita di anima e di corpo, la sofferenza spirituale e quella materiale si incontrano e danno origine a una capacità di dolore nuova, senza confronto.
L’uomo soffre fisicamente, intellettualmente, moralmente; soffre a lungo, soffre coscientemente, sa cosa lo fa soffrire, sa prevedere cosa soffrirà, soffre sapendo che non c’è umanamente rimedio alla sua sofferenza, soffre nel ricordo della sua sofferenza; soffre per la sofferenza non solo sua ma anche per quella degli altri; nell’uomo le sofferenze materiali provocano sofferenze spirituali e le sofferenze spirituali provocano sofferenze materiali, aumentando a vicenda il dolore.
Il dolore dell’uomo, per sua stessa natura, è il più doloroso possibile tanto che può essere visto come una vocazione profonda della nostra umanità e, anche, come un privilegio perché il suo dolore, accettato per amore di Dio che lo permette, può diventare riparazione, rinnovazione, elevazione, strumento, merito e guadagno spirituale: spieghiamolo meglio.
Accettando le conseguenze dei suoi disordini (cioè del peccato) l’umanità ristabilisce l’ordine, rientra nella verità.
Quella inalterabile adesione a Dio, dal profondo dell’abisso, che sono l’amore di Dio nel dolore e l’accettazione del dolore permesso da Dio, diventa riparazione di tutte le volte che si è respinto il Creatore scegliendo il peccato. 
L’adesione a Dio nel dolore permesso da Dio è la massima testimonianza di amore di cui la creatura umana è capace (che, però, di per sé, resta sempre riparazione inadeguata).
Per dare il necessario valore infinito alla limitata riparazione di cui la creatura umana è capace, il Figlio di Dio, per amore verso di noi, ha voluto unirsi ipostaticamente alla natura umana in modo da ricevere in dote questa unica, inaudita, immensa capacità di dolore.
E questa massima capacità di dolore ha voluto esercitare su di Sé, senza misericodia per Sé pur innocente, nella sua Passione e nella sua Morte in Croce, per redimere noi che non lo meritavamo e non avremmo potuto redimerci da noi stessi.

Quanto a noi, chiamati a ricevere i frutti della sofferenza di Nostro Signore morto in Croce, e chiamati a far parte del suo Corpo Mistico e a unirci a Lui in esso, non possiamo rifiutarGli di imitarlo e starGli vicini con quella infinitesima capacità di dolore redentore di cui siamo capaci, per noi e per gli altri, nella nostra carne, nemmeno se è tutto per noi, perché Lui ci ha dato gratis tutta la sua, infinita:

Ora io mi rallegro di quanto soffro per voi; e do compimento nella mia carne a ciò che manca alle tribulazioni del Cristo a pro del corpo di lui che è la Chiesa” (Col. I, 24)


Questa è la grande ricchezza che posso portargli, la ricchezza che Lui vuole trasfigurare col suo amore, che vuole suscitare, che vuole donare al Padre, per esercitare il suo dolore redentore integralmente nella umanità che si è associata.
Ci chiederà il nostro dolore nel tempo, con misericordia, tenendo conto della nostra debolezza, ma ce lo chiederà, prepariamoci, e, nell’eternità, lo trasformerà in gaudio soprannaturale.
 

9.5.4.3  Il Corpo Mistico nella enciclica “Mystici Corporis” di Pio XII

Ci facciamo guidare dalla Lettera Enciclica “Mystici Corporis” di Pio XII per approfondire alcuni aspetti particolari.

A proposito della collaborazione del Corpo con il Capo:

Né tuttavia bisogna credere che Cristo Capo … non voglia l’aiuto del Corpo. Si deve infatti asserire di questo Corpo Mistico ciò che Paolo afferma del composto umano: «Il capo non può dire … ai piedi: voi non mi siete necessari» (I Cor. XII, 21) … benché a prima vista possa destare meraviglia … anche Cristo ha bisogno delle sue membra…
Il nostro Salvatore, governando da se stesso la Chiesa in modo invisibile, vuol essere aiutato dalle membra del suo Corpo Mistico nell’esecuzione dell’opera di Redenzione. Ciò veramente non accade per sua indigenza e debolezza, ma piuttosto perché Egli stesso così dispose per maggior onore dell’intemerata sua Sposa.
Infatti (54) mentre moriva sulla croce donò alla sua Chiesa, senza nessuna cooperazione di essa, l’immenso tesoro della Redenzione; quando invece si tratta di distribuire tale tesoro Egli non solo comunica con la sua Sposa incontaminata l’opera dell’altrui santificazione, ma vuole che tale santificazione scaturisca in qualche modo anche dall’azione di lei.
Mistero certamente tremendo, né mai sufficientemente meditato: che cioè la salvezza di molti dipenda dalle preghiere e dalle volontarie mortificazioni, a questo scopo intraprese dalle membra del Corpo Mistico di Gesù Cristo, e dalla cooperazione dei Pastori (55) e dei fedeli, specialmente dei padri e delle madri di famiglia, in collaborazione con il divin Salvatore.
Lo Spirito Santo è anima del Corpo Mistico:
Se poi consideriamo attentamente questo divino principio di vita e di virtù dato da Cristo … esso non è altro se non lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio e che viene chiamato in modo proprio «Spirito di Cristo» ossia «Spirito del Figlio» (Rom. VIII, 9; II Cor. III, 17; Gal. IV, 6). (56) A questo Spirito di Cristo, come a principio invisibile, bisogna anche attribuire l’unione di tutte le parti del Corpo fra loro e con l’eccelso lor Capo, risiedendo esso tutto nel Capo, tutto nel Corpo, tutto nelle singole membra : a queste egli è presente con la sua assistenza in maniere diverse .... tuttavia nelle parti inferiori opera per ministero delle membra superiori … non vuole abitare con la grazia santificante in quelle membra che siano completamente separate dal Corpo” 
Nessuna vera opposizione o ripugnanza può esistere fra la missione invisibile dello Spirito Santo e l’uffizio giuridico che i Pastori e i Dottori hanno ricevuto da Cristo
Cristo, il Verbo Incarnato, in certo qual modo si completa nel suo Corpo Mistico, nella Chiesa: 
Cristo … è in noi per il suo Spirito che ci comunica e per mezzo del quale egli talmente agisce in noi da doversi dire che qualsiasi cosa divina si operi nello Spirito Santo in noi viene operata anche da Cristo: «Se uno non ha lo Spirito di Cristo non è dei suoi : se invece Cristo è in voi ..... lo Spirito vive per effetto della giustificazione» (Rom. VIII, 9-10). Per la medesima comunicazione dello Spirito di Cristo avviene poi che la Chiesa sia quasi la pienezza e il compimento del Redentore perché tutti i doni, le virtù, i carismi che si trovano ... nel Capo derivano in tutti i membri della Chiesa … a seconda del posto di ciascuno nel Corpo Mistico di Gesù Cristo: quindi Cristo in certo modo e sotto ogni riguardo si completa nella Chiesa. Con le quali parole tocchiamo la stessa ragione per cui, secondo il parere già accennato di Agostino (57), il Capo mistico, che è Cristo, e la Chiesa  … costituiscono un unico nuovo uomo … ragion per cui possiamo dire come in sintesi: Cristo, Capo e Corpo, tutto Cristo.
Cristo si fece nostro consanguineo:
Cristo si fece anche nostro consanguineo in un corpo fragile  e capace di soffrire e morire. (58) … ciò fece anche per rendere partecipi della divina natura i suoi fratelli secondo la carne, sia nell’esilio terreno con la grazia santificante, sia nella patria celeste col possesso della beatitudine eterna. … Il Figlio Unigenito di Dio, già prima dell’inizio del mondo, con la sua infinita conoscenza e con un amore perpetuo, ci ha stretti a sé. E perché potesse manifestare tale amore in modo ammirabile e del tutto visibile congiunse a sé la nostra natura nell’unione ipostatica donde avviene che «in Cristo la nostra carne ami noi» come, con candida semplicità, osserva Massimo di Torino (Serm. XXIX; Migne, P.L., LVII, 594)

Nella enciclica si denunciano molti errori da evitare; ne elenchiamo solo alcuni:
- Non bisogna unire e fondere in una stessa persona fisica il divin Redentore e le membra della Chiesa, attribuendo agli uomini 
       cose divine e a Nostro Signore Gesù Cristo errori e debolezze umane.
- Non bisogna abbandonarsi a una specie di quietismo per cui la vita spirituale e il progresso nella virtù vengono attribuiti 
       unicamente alla azione dello Spririto divino in modo da escudere e tralasciare la debita cooperazione da parte nostra.
- Non bisogna ritenere di poco valore le preghiere rivolte a Dio in privato e quelle fatte per necessità personali.
- Non bisogna pensare che le nostre preghiere non debbano essere dirette alla stessa persona di Gesù Cristo, ma piuttosto per 
       mezzo suo a Dio o al Padre. Cristo, infatti è Capo di tutta la Chiesa sia secondo la natura divina che quella umana ed egli 
       stesso asserì: “Se mi domanderete qualche cosa in mio nome io la farò” (Giov. XIV, 14).
 
 

NOTE

49 - Condizioni per essere esauditi con certezza sono l’essere in grazia di Dio (Se rimarrete in me) e chiedere cose sante 
              (Se rimarranno in voi le mie parole).

50 - Questo paragrafo è tutto della farina del sacco dell’estensore di questi appunti, perciò il lettore lo prenda con le dovute 
               cautele! 51 - “Come nel corpo umano le membra sono il compimento del capo, così la Chiesa, che è il corpo [mistico] di Gesù 
                Cristo, è il compimento di Gesù Cristo stesso che come Verbo incarnato sarebbe in qualche modo incompleto senza 
                di essa, e non potrebbe compiere le sue funzioni di redentore e di santificatore se la Chiesa non fosse a lui unita . 
                Gesù Cristo si completa interamente in quanto ha congiunti con sé i membri tutti del suo corpo [mistico] che egli 
                riempie delle sue grazie”. (Le Lettere Di San Paolo tradotte dal testo greco e commentate dal P. 
            Giovanni Re S.I., SEI, Torino, 1926, pag. 255-256).
                Abbiamo visto nei paragrafi del gruppo 9.3 che Dio abomina le false religioni.
                Abbiamo visto nei paragrafi del gruppo 9.4 che Nostro Signore Gesù Cristo è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini 
                (1 Tim. II, 5-6) e che in nessun altro c’è salvezza (Atti IV, 12).
                Ne consegue che l’unica, vera, salvifica, soprannaturale Religione gradita a Dio è quella di Nostro Signore Gesù 
                Cristo. 52 - A commento di questo passo Pio XII ha parole elevatissime, ed attualissime, nella “Mystici Corporis” :
              “ Ben a ragione l’Apostolo ci avverte … Tale gravissima sentenza Noi, consapevoli della 
           altissima responsabilità che Ci vincola, riteniamo doveroso ripetere al giorno d’oggi, mentre 
           con profonda afflizione vediamo che ai deformi di corpo, agli amenti, ed agli affetti di malattie 
           ereditarie vien talora tolta la vita, come se costituissero un molesto peso per la società. Peggio 
           ancora, tale espediente da certuni si esalta come una trovata dell’umano progresso, quanto mai 
            giovevole al comune benessere.
          Ma chi mai, se abbia senno, non vede che ciò ripugna non soltanto alla legge naturale e divina
             [cfr. Decret. S. Officii, 2 Dec. 1940: A.A.S. 1940, p. 553], impressa nell’animo di ciascuno, ma è violenta 
          offesa contro i nobili sensi di umanità? Il sangue di tali sventurati, al nostro Redentore tanto 
          più cari quanto più degni di commiserazione, «grida a Dio dalla terra» [cfr. Gen. IV, 10]” 53 - Vedasi anche il paragrafo 9.5.4.2.2.1 54 - Bisogna distinguere due momenti della Redenzione : l’opera della Redenzione e l’applicazione di essa . 55 - “Ora io mi rallegro di quanto soffro per voi; e do compimento nella mia carne a ciò che manca 
            alle tribulazioni del Cristo a pro del corpo di lui che è la Chiesa” (Col. I, 24)
             “La grazia di lui, cioè di Dio, verso di me non fu cosa vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non 
            già io, ma la grazia di Dio con me” (I Cor. XV, 10) 56 - “Ma voi non siete carnali, bensì spirituali, se però lo Spirito di Dio abita in voi . Che se 
             qualcuno non ha lo Spirito del Cristo, egli non gli appartiene.” (Rom. VIII, 9)
             “Ora il Signore è lo Spirito, e dove è lo Spirito ivi è la libertà” (II Cor. III,17)
             “Ora, perché voi siete figli, Iddio ha mandato lo Spirito del suo Figlio nei vostri cuori, il quale 
            grida: Abba, Padre!” (Gal. IV, 6) 57 - L’enciclica rimanda, probabilmente, a “Enarr. in Ps., XVII, 51 et XC, 11, 1; Migne, P.L., XXXVI, 154 et 
              XXXVII, 1159”. Non avendo accesso alla fonte riportiamo, di Sant’Agostino (Tract. 28 in Ioann.), un breve passo, 
              presente nel breviario (Infra Hebdomadam I Passionis, Feria Tertia, Lectio iii): 
              «Non enim Christus in capite, et non in corpore : sed Christus totus in capite, et in corpore . 
           Quod ergo membra eius, ipse : quod autem ipse, non continuo membra eius.» 
              (traduzione nostra: “ Non Cristo nel capo, e non Cristo nel corpo: ma Cristo tutto nel capo e nel corpo. Ciò dunque 
                che sono le sue membra, é lui : ma ciò che è lui, non per questo sono le sue membra”) 58 - Vedasi anche il paragrafo 9.5.4.2.2.1




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