Tempo di ripasso

Appunti di catechismo a cura di G. L. G.
 

9.5.5      Maria Santissima, il Corpo Mistico, la Chiesa 
È ben noto al nostro lettore che Maria è la Madre della Chiesa:
“Vicino alla croce di Gesù stavano sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa, e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la Madre e lì presente il discepolo che amava disse alla Madre sua: "Donna, ecco il figlio tuo". Indi al discepolo: "Ecco la madre tua". E da quel momento il discepolo se la prese con sé.” (Giov. XIX, 25-27).

Avendo trattato diffusamente del Corpo Mistico non dispiacerà al lettore qualche citazione da encicliche che trattano della Madonna, del Corpo Mistico, e della Chiesa.

Riassumiamo liberamente un passo della enciclica “Ad Diem Illum Laetissimum” di san Pio X:
Maria è la Madre di Dio (Concilio di Efeso), dunque è anche nostra Madre.
Gesù, in quanto Dio Uomo, ha un corpo come gli altri uomini e, in quanto Redentore e Salvatore degli uomini, un Corpo Mistico.
La Santissima Vergine ha concepito il Figlio di Dio non solo affinché ricevesse da Lei la natura umana e diventasse uomo, ma anche  affinché diventasse il Salvatore degli uomini appunto per mezzo della natura che aveva ricevuta da Lei : “Oggi è nato a voi il Salvatore, Cristo Signore”, come dissero gli Angeli ai Pastori di Betlemme.
Si può così dire che la Vergine Maria portando in grembo Gesù vi portava anche tutti coloro la vita dei quali era contenuta nella vita del Salvatore: in un senso spirituale e tutto mistico noi siamo i figli di Maria ed Ella, per parte Sua, è madre di noi tutti.

Riportiamo un breve passo della enciclica “Mystici Corporis” di Pio XII :
“[Maria] Lo offerse all’Eterno Padre sul Golgota, facendo olocausto di ogni diritto materno e del suo materno amore, come novella Eva, per tutti i figli di Adamo contaminati dalla sua [di Eva] miseranda prevaricazione. 
Per tal modo, Colei, che quanto al corpo era la Madre del nostro Capo, poté divenire, quanto allo spirito, Madre di tutte le sue membra, con nuovo titolo di onore e di gloria. …
Ella stessa, col suo sempre presente patrocinio, come per il passato, così oggi, protegga la Chiesa”
 

9.5.6 La Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo è unica ed è la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica Romana

9.5.6.1   La Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo è unica e una
Abbiamo visto che l’unica Religione vera e accetta a Dio è quella di Gesù Cristo, unigenito di Dio e unico mediatore fra Dio e gli uomini, (paragrafi 9.4).
Abbiamo visto che Dio creatore vuole riunire tutte le cose nel Cristo, sia le cose del cielo che le cose della terra, (Efes. I, 3-14, 22-23), (paragrafo 9.5.1).
Abbiamo visto che la Chiesa è un progetto primitivo di Dio creatore, Chiesa che costituisce il Corpo Mistico dell’unigenito Figlio di Dio, Nostro Signore Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, (paragrafi 9.5.1 - 9.5.5). 
Abbiamo messo in evidenza che la Chiesa è stata fondata su Pietro ed è gerarchica (paragrafo 9.5.2) e che essa è il mezzo esterno di comunicazione della Grazia salvatrice.

Tutto ciò dovrebbe bastare a concludere immediatamente che la Chiesa non può che essere “unica e una”, comunità organica ed organizzata:
- unica come numero (Gesù Cristo non può avere due, o più, Corpi Mistici);
- una come fede e come struttura, (non può, cioè, essere costituita da gruppi tanto distinti fra loro da avere fedi non identiche, e tanto indipendenti da non riconoscere il medesimo capo).

La conclusione diventa certissima aggiungendo, qui di seguito, alcuni punti necessari per evitare di cadere in errori che hanno gravi conseguenze ma che sono difficili da individuare perché discendono dalla istintiva ma impropria applicazione alla religione di criteri che sono validi in altri àmbiti ma non nell’àmbito religioso in cui il riferimento ultimo è l’Assoluto.
Li svilupperemo nei prossimi tre paragrafi 9.5.6.1.1, 9.5.6.1.2, 9.5.6.1.3.
Infine, nel paragrafo 9.5.6.1.4, riporteremo a completamento di tutto alcuni testi del Nuovo Testamento e del Magistero che definiscono quanto qui affermato.

9.5.6.1.1  La Fede è indivisibile
Mentre non è concettualmente errato dire, ad esempio, “Tizio e Caio hanno in parte gli stessi gusti musicali” invece è concettualmente errato dire “Tizio e Caio hanno in parte la stessa Fede” oppure dire “Tizio possiede una Fede più piena / più completa di quella di Caio”.
La Fede, infatti, consiste nel credere in Dio e, quindi, necessariamente in tutto ciò che Dio ha rivelato: chi non accetta qualcosa di ciò che Dio ha rivelato di fatto nega Dio, che è Verità, quindi non crede in Dio e, quindi, di fatto ha perso tutta la Fede, anche se non se ne rende conto. (59)
“Voi che nel Vangelo credete a quel che vi piace e non credete a quello che vi dispiace, voi credete più a voi stessi che non al Vangelo.” (SANT’AGOSTINO, Lib. 17 contra Faustum Manich., c. 3). Le fede è indivisibile: o la si ha tutta o non la si ha; non si può “credere” a Dio ma solo in parte. Credere in “Dio uno” ma non in “Dio trino”, credere in “Dio trino” ma non nella Incarnazione, credere nella Incarnazione ma non nella Transustanziazione, non vuol dire avere “in parte” la Fede ma vuol dire non avere la Fede, né tanta né poca. (60)
Non ha senso, nemmeno logico, parlare di vere e proprie “Chiese separate”, ma sempre di Nostro Signore Gesù Cristo, rispetto alle quali la Chiesa Cattolica avrebbe una maggiore “pienezza” di Fede; infatti la Chiesa se è la vera Chiesa ha già tutta la Fede e ogni pretesa Chiesa che non abbia tutta la Fede, e quindi una fede identica a quella della vera Chiesa, non ha nessuna Fede e quindi non è nemmeno Chiesa.

Un errore più sottile contro la indivisibilità della Fede consiste non nel respingere certe verità di fede ma nell’introdurre fra esse una specie di “gerarchia” tale che venga a crearsi una specie di “gerarchia” parallela anche nel tipo di assenso dovuto dal fedele a ciascuna di esse.
Contro questo errore riportiamo un passo della Enciclica “Mortalium animos” di Pio XI:
“… per ciò che spetta alle verità da credere, non è lecito affatto introdurre quella distinzione che dicono tra punti fondamentali e non fondamentali, gli uni da credersi assolutamente, gli altri liberi e che si possono permettere all’assenso dei fedeli.
La virtù soprannaturale della fede ha per causa formale l’autorità del rivelatore Dio, e questa causa non ammette distinzioni di quella sorta…
… Per il fatto che queste verità sono state dalla Chiesa sancite e definite solennemente in età diverse, ed alcune in epoca recente, non possono per ciò stesso dirsi men certe e meno da credersi: non le ha tutte rivelate Dio?
Il magistero della Chiesa… ha pure un compito particolare: quello di procedere alla definizione di qualche punto di dottrina, con decreto e rito solenne, quando fosse necessario resistere con più forza agli errori e alle contestazioni degli eretici, o quando bisognasse imprimere con maggior precisione e chiarezza certi punti di dottrina nelle menti dei fedeli.
Con tale intervento straordinario del magistero non si viene ad inventare nulla, né ad aggiungere nulla di nuovo a quel complesso di verità che sono contenute almeno implicitamente nel deposito della rivelazione confidato alla Chiesa, ma soltanto si dichiarano quelle parti che possono a parecchi sembrare oscure, o solo si stabilisce la obbligazione di credere ciò che da alcuni potrebbe essere controverso.” (Denz. 3683)

9.5.6.1.2  La Chiesa è indivisibile
Mentre non è concettualmente errato dire, ad esempio, che “In seguito a un certo risultato elettorale il paese risulta diviso in due grandi schieramenti contrapposti”, invece è concettualmente errato dire che “In seguito alla eresia luterana la Chiesa risulta divisa in ‘Chiesa Cattolica’ e in ‘Chiesa Protestante’”.
Infatti l’unità della vera Chiesa non è data dai singoli membri che in essa si trovano ma dalla vera Fede, tutta e indivisibile, che caratterizza coloro che in essa credono, rendendoli, essa Fede, membri della Chiesa.
Per questa ragione l’uscita dalla Chiesa di coloro che, ad esempio, hanno condiviso le idee di Lutero non ha rotto l’unità della Chiesa che è data dalla Fede: i seguaci di Lutero, ad esempio, sono “usciti” dalla Chiesa ma senza per questo lederne l’unità che è data e si giudica dalla Fede tutta e indivisibile.
Non è logicamente e concettualmente possibile rompere l’unità basata sulla Fede contestando la Fede perché con ciò ci si mette automaticamente fuori dalla comunità, che si pretenderebbe di dividere, non condividendone più proprio il principio unitario.
A rigore di termini non si può quindi dire, ad esempio, che le “divisioni” nella Chiesa sono “uno scandalo” perché la vera Chiesa non può essere “divisa” dall’abbandono di alcuni che solo impropriamente possono attribuirsi il nome di “Chiesa”; il vero scandalo è che qualcuno, trovandosi per grazia di Dio nella Chiesa, abbia voluto uscirne.
Se, per assurdo, tutti uscissero dalla Chiesa, anche così la Chiesa rimarrebbe indivisa di fronte a Dio e, perfino, di fronte alla semplice logica.

9.5.6.1.3  La Chiesa è stata pienamente realizzata fin dall’inizio della sua costituzione
Mentre non è concettualmente errato parlare, ad esempio, di “Nazioni che stanno gradualmente procedendo verso la mutua integrazione in una entità sopranazionale” è invece concettualmente errato parlare di “‘Chiese’ che stanno gradualmente procedendo verso la realizzazione di una ‘Chiesa’ che tutte le comprenda”.
Dal fatto che la Fede è indivisibile, che o la si ha tutta o non la si ha, (e quindi non ci possono essere “Fedi” diverse fra loro se tutte devono comprendere tutto), (paragrafo 9.5.6.1.2), dal fatto che la Chiesa è indivisibile, (paragrafo 9.5.6.1.2), e dal fatto che la Rivelazione è completa ed immutabile, (paragrafo 5.2), si comprende che Nostro Signore Gesù Cristo ha fondato subito la sua Chiesa come perfetta ed adulta, per quanto pusillus grex (piccolo gregge), con la pienezza delle sue caratteristiche e dei suoi poteri, nella pienezza della Fede, con garanzia di permanenza (Matteo, XVI, 18; Matteo, XXVIII, 20).
Non ha senso parlare di “Chiese”, che starebbero procedendo nel tempo verso una ulteriore unica “Chiesa”, (da meglio definirsi), non ancora né realizzata né esistente. 
Non ha senso parlare di “riunione” delle Chiese, ma solo di “ritorno” di pretese “Chiese” all’unica vera Chiesa che “è” la Chiesa cattolica (paragrafo 9.5.6.2).

9.5.6.1.4  Alcuni passi della Scrittura e del Magistero sulla unicità ed unità della Chiesa
Nei paragrafi del gruppo 9.5 abbiamo già citato numerosissimi passi della Sacra Scrittura che dimostrano direttamente unicità ed unità della Chiesa, perciò non li ripeteremo e ci limitiamo ad aggiungere: 
“Io sono il buon Pastore e conosco le mie [pecore] e le mie conoscono me a quel modo che il Padre conosce me ed io conosco il Padre; e per le mie pecore dò anche la vita. Ho altre pecore che non sono di questo ovile e che bisogna che ve le guidi; esse daranno ascolto alla mia voce e si farà un solo ovile e un solo pastore” (Giov. X, 14-16).

Citeremo infine alcuni passi della Enciclica “Satis Cognitum”, di Leone XIII, enciclica che tratta della unità della Chiesa:
“In verità, se si volge lo sguardo a ciò che è stato fatto, [si vede che] Gesù Cristo non ha plasmata e formata la Chiesa tale che abbracciasse più comunità simili quanto al genere ma distinte e sciolte da quei vincoli che la rendessero indivisibile ed unica nel senso in cui confessiamo nel Simbolo della fede "Credo unam… Ecclesiam" (61)
… In verità Gesù Cristo, parlando del cosiddetto Tempio Mistico, non intende la Chiesa, che chiama sua, se non come una: "Edificherò la mia Chiesa", (Matteo, XVI, 18)” (Denz. 3303).

“Questo avvenne, che il Figlio di Dio decretasse che la Chiesa, suo Corpo Mistico a cui lui stesso si sarebbe congiunto come il Capo, fosse simile a quel corpo umano che Egli aveva assunto… 
Come dunque Egli assunse per sé un’unico corpo mortale, che portò al supplizio e alla morte per pagare il prezzo della liberazione dell’uomo, cosí parimenti ha un unico Corpo Mistico, nel quale, e per mezzo del quale medesimo, rende gli uomini capaci di santità e di salvezza eterna: "… [Dio Padre] Lo [Nostro Signore Gesù Cristo] costituì come Capo… alla Chiesa, la quale è il suo corpo…” [Efes. I, 22-23].
Membra disperse e disgiunte non possono aderire al medesimo capo in maniera tale da costituire un solo corpo… La Chiesa di Cristo, dunque, è unica e perpetua: tutti coloro che ne escano si allontanano dalla volontà e dal comando di Cristo Signore e, lasciata la via della salvezza, si avviano verso la morte…” (Denz. 3304).

“… E in verità chi fondò la Chiesa come unica, Lui medesimo la fondò anche una: tale cioè che quanti in futuro fossero stati in lei, questi fossero tenuti insieme da strettissimi legami…‘un solo corpo e un solo spirito…’ [Efes., IV, 4]
… [A tal fine] Gesù Cristo istituì nella Chiesa un magistero vivo, autentico e parimenti perenne…” (Denz. 3305).
 

9.5.6.2  La Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo è la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica Romana
Siccome la Chiesa è unica ed una (paragrafo 9.5.6.1), indivisibile (paragrafo 9.5.6.1.2), pienamente realizzata fin dall’inizio (paragrafo 9.5.6.1.3), fondata su Pietro (paragrafi 9.5.2 - 9.5.3), e siccome tra tutte le “chiese” che si dicono cristiane, c’è solo la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica Romana che soddisfa questi requisiti, allora ne consegue che la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo “è” la Chiesa Cattolica: 

“Il Corpo Mistico di Cristo e la Chiesa cattolica romana sono una sola e medesima cosa” (Pio XII, Humani Generis, II).
“Che Cristo e il suo Vicario costiuiscano un solo Capo, lo spiegò solennemente il Nostro Predecessore Bonifazio VIII d’immortale memoria con la sua Lettera Apostolica ‘Unam Sanctam’ (Cfr. Corp. Iur. Can., Extr. Comm. I, 8, 1) e la medesima dottrina non cessarono mai di ribadire i suoi Successori.
Si trovano quindi in un pericoloso errore quelli che ritengono di poter aderire a Cristo, Capo della Chiesa, pur non aderendo fedelmente al suo Vicario in terra.” (Pio XII, Mystici corporis, I).

Per brevità rimandiamo, e limitiamo, a un prossimo paragrafo in cui riporteremo gli insegnamenti del Catechismo di San Pio X, l’elenco dei caratteri distintivi della Chiesa di Cristo (unità, santità, cattolicità, apostolicità, romanità) e la spiegazione di come essi siano presenti tutti solo nella Chiesa Cattolica.

Possiamo quindi a maggior ragione ripetere quanto già spiegato nel paragrafo 9.5.6.1.3 e cioè che non ha senso parlare di “Chiese”, che starebbero procedendo nel tempo verso una ulteriore unica “Chiesa”, (da meglio definirisi), non ancora né realizzata né esistente, e che non ha senso parlare di “riunione” delle Chiese, ma solo di “ritorno” di pretese ‘Chiese” all’unica vera Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo che “è” la Chiesa cattolica, quale sempre “è stata” e quale sempre “sarà”.

9.5.7  La struttura della Chiesa (62)
Abbiamo già visto, con abbondanza di citazioni scritturali, (paragrafo 9.5.2), che la Chiesa è stata fondata su Pietro ed è gerarchica. 

Il Concilio di Trento, dogmatico, ha definito:
“Se qualcuno dice che nella Chiesa cattolica non esiste gerarchia stabilita per ordine di Dio e composta di vescovi, di sacerdoti e di ministri, sia scomunicato” (Sessione XXIII, Canone 6), (Denz. 1776).

Pontefice e vescovi, e subordinatamente i sacerdoti, hanno quell’autorità che Gesù Cristo ha loro trasmesso: nessun fedele, nessun sacerdote, neppure gli stessi vescovi e pontefice possono ampliarla o restringerla o limitarla.
L’autorità loro è in vista della Chiesa, in funzione del Corpo Mistico.

La Chiesa comprende due gruppi distinti:
- la Chiesa docente, cioè quella che istruisce,
- la Chiesa discente, cioè quella che è istruita.

All’interno della Chiesa docente si distinguono due gerarchie parallele:
- una gerarchia di ordine (Vescovi, Sacerdoti, Diaconi).
La gerarchia di ordine può sussistere senza la gerarchia di giurisdizione.
- una gerarchia di giurisdizione (Papa, Cardinali, Vescovi, Patriarchi e Primati - oggi poco più di titoli onorifici, un tempo significavano autorità su molte provincie -, Arcivescovi - detti anche Metropoliti, hanno una giurisdizione che si estende su tutti i Vescovi di una provincia -, Vicari Generali, Canonici - a loro appartiene la giurisdizione alla morte del Vescovo -, Parroci).
La gerarchia di giurisdizione non può sussistere senza la gerarchia di ordine.

Alla testa della Chiesa si trova il Papa che ne è il capo supremo e possiede la pienezza dei poteri dati da Gesù Cristo alla sua Chiesa.
Dopo il Papa e sotto la di lui giurisdizione vi sono i Vescovi che, come lui, hanno la pienezza del sacerdozio, ma i cui poteri di insegnamento e di governo sono limitati alle rispettive diocesi.
Dopo il Vescovo e sotto la di lui giurisdizione vi sono i Parroci i cui poteri non appartengono loro di diritto ma solo per delega vescovile; essi hanno per missione di insegnare e di amministrare i Sacramenti, esclusi Cresima e Ordine riservati ai Vescovi; non possono fare leggi per le loro parrocchie ma devono applicare quelle date dal Papa e dal loro Vescovo.

Approfondiremo questi e altri aspetti nei paragrafi che seguono, tuttavia, affinché siano ben compresi ed accettati, li faremo precedere da altri paragrafi in cui tratteremo, con qualche generalità, di carità e di legge, di autorità e di ubbidienza, di fedeltà e di coscienza.
 

NOTE

59 - Chi non è cattolico, studiando ciò che la Fede propone, può “avvicinarsi” alla Fede ma non la può “possedere”, né tanta né poca, se non quando avrà abbracciato tutto ciò che la Fede propone e allora, di colpo, la possederà “tutta”. (su)

60 - E neppure avrebbe la Fede chi abbracciasse tutto quanto la Fede propone ma lo abbracciasse per proprio convincimento razionale e non perché verità rivelata da Dio: 
“… In verità la Chiesa cattolica professa che questa fede che “è l’inizio dell’umana salvezza”, è una virtù soprannaturale grazie a cui, ispirati ed aiutati dalla grazia di Dio, crediamo essere vere le cose che lui ci ha rivelate; le crediamo non già per l’intrinseca verità delle medesime cose conosciuta con il lume naturale della nostra ragione, ma per l’autorità dello stesso Dio rivelante, che non può né ingannarsi, né ingannare…” (Concilio Vaticano I, Sessione III, Cap. 3; Denz. 3008).
“Se qualcuno avrà detto che la fede divina non è distinta dalla scienza naturale su Dio e sulla morale, e che quindi non è richiesto che la verità rivelata sia creduta a causa dell’autorità di Dio che la rivela: sia scomunicato” (Concilio Vaticano I, Canones De Fide, II; Denz. 3032). (su)

61 - “Credo in unum Deum… Et unam, sanctam, catholicam, et apostolicam Ecclesiam. Confiteor unum baptisma…” cioè “Io credo in un solo Dio… E [credo] la Chiesa: una, santa, cattolica e apostolica. Confesso un solo battesimo…”. (su)

62 - In questo paragrafo ci si è basati principalmente su:
- SAC. A. BOULENGER, La Dottrina Cattolica, Parte prima, SEI, Torino, 1955.
- Sommario della Dottrina Cattolica, vol. terzo, L’Arco, Mantova, 1959.
- FRANCO DELLA FIORE, Il Nuovo Catechismo Antico, SEI, Torino, 1972.
- P. L. FANFANI O. P., Teologia per tutti secondo la dottrina di S. Tommaso, vol. quarto, Sales, Roma, 1951.
Occasionalmente abbiamo inseriti nel testo passi tratti da queste opere. (su)
 
 
 
 




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