S. Ecc. Mons. Bernard Tissier de Mallerais
della Fraternità Sacerdotale San Pio X


LA FEDE IN PERICOLO PER LA RAGIONE

ERMENEUTICA DI BENEDETTO XVI

PREFAZIONE E INTRODUZIONE

Questo studio è stato pubblicato sul n° 69 (estate 2009) della rivista Le Sel de la Terre - Intelligence de la foi -  Rivista trimestrale di dottrina tomista a servizio della Tradizione
La rivista, curata da Padri Domenicani collegati alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, è una pubblicazione cattolica di scienze religiose e di cultura cristiana, posta  sotto il patronato di San Tommaso d’Aquino, in forza della sicurezza della dottrina e della chiarezza d’espressione del “Dottore Angelico”. Essa si colloca nel quadro della battaglia per la Tradizione iniziata da
Mons. Marcel Lefebvre e si presenta in maniera tale da potersi rivolgere ad ogni cattolico che voglia approfondire la propria fede.


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La traduzione e l'impaginazione sono nostre
Lo studio in formato pdf


Prefazione


L’ermeneutica (1) di Benedetto XVI
-    è innanzi tutto l’ermeneutica che un papa propone del Concilio Vaticano II per ottenere, a quarant’anni dalla sua conclusione, la sua ricezione nella Chiesa;
-    è poi l’ermeneutica che il Concilio e con esso i teologi propongono della fede della Chiesa e della ragione moderna, affrontate, a partire dal secolo dei Lumi, in una mutua esclusione, allo scopo di ridurre la loro opposizione;
-    è infine l’ermeneutica del pensiero di un papa e di un teologo che tenta di dare ragione della sua fede ad una ragione volta a rifiutarla.

*

Il triplice problema che, secondo Benedetto XVI, l’ermeneutica doveva risolvere in Concilio e che ancora oggi deve risolvere è il seguente:
1 – La scienza moderna, con la bomba atomica e l’uomo considerato come un prodotto, viola i divieti della morale. Scienza senza coscienza è solo la rovina dell’anima, diceva un filosofo. Come ridare una coscienza alla scienza? La Chiesa tempo fa si è screditata nei confronti della scienza con la condanna di Galileo; a quali condizioni può sperare di proporre alla ragione positivista dei valori e delle norme etiche?
2 – A fronte di una società laicizzata e ideologicamente plurale, come può svolgere la Chiesa il suo ruolo di fermento di unità? Non certo volendo imporre il regno di Cristo, né volendo restaurare un falso universalismo e la sua intolleranza, ma facendo ammettere alla ragione positivista, con una concorrenza leale, la sfida dei valori cristiani, debitamente purificati e resi assimilabili dal mondo uscito dal 1789, e cioè i Diritti dell’uomo.
3 – Di fronte alle «religioni mondiali» più conosciute e più diffuse, la Chiesa può ancora rivendicare l’esclusività dei valori salvifici e una posizione privilegiata rispetto allo Stato? No, certo. Ma essa vuole solo collaborare con le altre religioni alla pace mondiale, proponendo di concerto con esse, in «una correlazione polifonica», i valori delle grandi tradizioni religiose.
Questi tre problemi ne costituiscono uno solo: ad una nuova epoca storica deve corrispondere una nuova relazione fra fede e ragione, ritiene Joseph Ratzinger:
Parlerei della necessità - dice - di un rapporto correlativo tra ragione e fede, che sono chiamate alla reciproca chiarificazione […] e a riconoscersi reciprocamente (2).

Chiedo perdono al mio lettore per aver forse anticipato la mia conclusione, e con lui entro adesso nel mio soggetto, dalla porta stretta.

(su)
Introduzione

Il discorso di Papa Benedetto XVI alla Curia romana del 22 dicembre 2005 è apparso come il discorso programmatico del nuovo pontefice, eletto papa il 19 aprile precedente. Quasi una sorta di enciclica inaugurale.
Io tenterò di coglierne le idee forza, per poi analizzarle liberamente. Propongo dunque al mio lettore un itinerario di scoperte nel giardino della teologia conciliare. Subito si delineano tre grandi strade:
1.    Quarant’anni dopo la chiusura del Concilio, Benedetto XVI riconosce che «la ricezione del Concilio si è svolta in modo piuttosto difficile». Perché? Si chiede. «Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio o – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica». A fianco di una «ermeneutica della discontinuità e della rottura», da parte dei tradizionalisti e dei progressisti, vi è una «ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità». Questa continuità è la «continuità dell'unico soggetto-Chiesa […]; un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino».

2.    Questa fu l’intenzione del Concilio: conservare il deposito della fede, ma presentarlo «secondo quanto è richiesto dai nostri tempi» (Giovanni XXIII, discorso di apertura del Concilio). Benedetto XVI spiega:
È chiaro che questo impegno di esprimere in modo nuovo una determinata verità esige una nuova riflessione su di essa e un nuovo rapporto vitale con essa; […] la nuova parola può maturare soltanto se nasce da una comprensione consapevole della verità espressa e […] d’altra parte, la riflessione sulla fede esige anche che si viva questa fede.

3.    Di modo che, il presentare una fede vivente, frutto di una esperienza vitale nuova, era « il programma proposto da Papa Giovanni XXIII […programma…] estremamente esigente, come appunto è esigente la sintesi di fedeltà e dinamismo».

*

L’ermeneutica del Concilio, quindi, si basa su tre principi che si intrecciano:
-    Il soggetto della fede, con la sua ragione, fa parte dell’oggetto della fede.
-    Quindi occorre ricercare un nuovo rapporto vitale tra la ragione e la fede.
-    Così si opera una sintesi di fedeltà e dinamismo.

Di quale sintesi si tratta? Lo spiega il Concilio: raccogliere «le richieste dei nostri tempi» e i «valori che oggi sono più stimati dai nostri contemporanei» e dopo averli «purificati», «ricondurli alla loro divina sorgente» (Gaudium et spes, n° 11), vale a dire: introdurli nel cristianesimo con la loro filosofia. Ma per far questo la Chiesa, da parte sua, deve, come ha fatto il Concilio, «rivedere o anche correggere alcune decisioni storiche» (Benedetto XVI, discorso del 22 dicembre 2005).
È questo il programma ermeneutico che devono imporsi reciprocamente la ragione e la fede.

Io non tenterò né un’analisi né una sintesi del pensiero, d’ispirazione assai eclettica e mobile, di Benedetto XVI. Il professore Jacob Schmutz, in dodici sessioni all’università inter-età della Sorbona, nel 2007-2008, ne ha delineato le componenti: la secolarizzazione, il cristianesimo come vera philosophia, la personalità dell’uomo non riducibile alla natura, i Lumi (Aufklärung) che hanno bisogno di Dio per limitare il loro furore d’indipendenza; le contingenze storiche che impediscono alla coscienza di vedere, etc.
In questo pensiero molto ricco, io mi accontenterò di delineare un percorso filosofico e teologico ridotto all’estremo, ad uso dei non iniziati, guidato dal filo d’Arianna dell’idea di ermeneutica.
Nel mio percorso lascerò parlare Benedetto XVI, commentandolo talvolta in maniera polemica, poiché è questo il genere che ho scelto, in un’ottica di brevità, per questo breve saggio senza pretesa.
Quando cito i suoi scritti anteriori al suo supremo pontificato, li attribuisco in tutto rispetto e verità a «Joseph Ratzinger». La sua opera Foi chrétienne hier et aujourd’hui, composta con i corsi del giovane professore di Tubinga e pubblicata in francese nel 1969 [in italiano Introduzione al Cristianesimo], è stata riedita nel 2005 con una prefazione dell’autore che conferma fondamentalmente il suo scritto: «L’orientamento di fondo – scrive - era a mio avviso corretto. Da qui il mio coraggio oggi di porre ancora una volta il libro nelle mani del lettore» [NdT, Saggio introduttivo alla nuova edizione, Queriniana, 2000].

*

Alcuni testi stimoleranno l’appetito ermeneutico del mio lettore. Essi sono un piccolo compendio degli sviluppi che seguiranno.

1.    Riguardo alla rivisitazione-correzione della Tradizione:
… il mio intento di fondo, particolarmente durante il Concilio, è sempre stato quello di liberare dalle incrostazioni il vero nocciolo della fede, restituendogli energia e dinamismo (3).
Il Concilio Vaticano II, con la nuova definizione del rapporto tra la fede della Chiesa e certi elementi essenziali del pensiero moderno, ha rivisto o anche corretto alcune decisioni storiche, ma in questa apparente discontinuità ha invece mantenuto ed approfondito la sua intima natura e la sua vera identità (4).

2.    Riguardo alla purificazione-assimilazione della filosofia moderna:
Assimilare al cristianesimo le idee [moderne], nate in un altro mondo spesso ostile e anche carico di un altro spirito, supponeva un lavoro in profondità, per il quale i principi permanenti del cristianesimo prendessero un nuovo sviluppo assimilando gli apporti validi di questo mondo moderno, dopo averli opportunamente decantati e purificati (5).
Certo, la filosofia dell’essere, metafisica naturale dello spirito umano, serve da strumento alla fede per esplicitare ciò che essa contiene di implicito (6) : per contro, nessuna filosofia potrebbe porsi come sodale della fede, perché «La dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare (7)».

(su)

NOTE

- L’ermeneutica è l’arte di interpretare i fatti o i documenti.
2  - JOSEPH RATZINGER, «Droit, democratie et religion» (débat avec Jürgen Habermas, Académie catholique de Bavière, Munich, 19 janvier 2004), Esprit, juillet 2004, p. 28.      
       [HABERMAS, RATZINGER,  Ragione e fede in dialogo, Marsilio, 2005, p. 80]. 
3  - J. RATZINGER, Le Sel de la terre, Flammarion-Cerf, 1997, pp. 78-79.
      [J. RATZINGER, Il sale della terra. San Paolo, Cinisello Balsamo , 2005, p. 91].
4  - BENEDETTO XVI, Discorso alla Curia del 22 dicembre 2005.
- Y. CONGAR, Vraie et fausse réforme dans l’Église, Parigi, Cerf, 1950, pp. 345-346
      [Vera e falsa riforma nella Chiesa, Jaka Book, 1995.].
6  - Vedi: PIO XII, Humani generis, Dz 2314 [DS 3886]
7  - VATICANO I, Costituzione Dei Filius, cap. 4, De fide et ratione, DS 3020


febbraio 2011

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