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Né scismatici né scomunicati parte prima Articolo della Fraternità San Pio X Parte prima
Parte seconda Parte terza Parte quarta Parte quinta Parte sesta Parte settima Parte ottava Parte nona Parte decima Parte undicesima Parte dodicesima Parte tredicesima Parte quattordicesima Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità San Pio X ![]() Ottobre 1962 - Processione d'ingresso dei Padri conciliari nella Basilica di San Pietro per il concilio Vaticano II Pubblichiamo un articolo del 1988, divenuto di difficile reperibilità, pubblicato sul quindicinale Sì Sì No No, anno XII, numero 95; e sul mensile Courrier de Rome numero 285 del settembre 1988. Lo studio sviluppa gli argomenti di fondo su cui si basa la Fraternità Sacerdotale San Pio X per spiegare le consacrazioni episcopali del 1988. Lo studio comincia con la constatazione che, a partire dal Vaticano II, si è prodotta una confusione sempre crescente in seno alla Chiesa, che ha interessato profondamente i dogmi, la morale, la disciplina, la liturgia… costringendo i fedeli a scegliere fra la loro fede e l’obbedienza ai nuovi orientamenti ecclesiali imposti dalla gerarchia. Di fronte a questo fallimento generale, coloro che desiderano conservare integra la loro fede sono obbligati a fare una scelta: obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Non certo per disobbedienza verso le legittime autorità, ma per fedeltà a Cristo, Capo della Chiesa, di cui il Papa è il Vicario. Poiché può accadere che il Papa prenda decisioni o assuma orientamenti che divergono da quelle di Cristo. Si tratta di una possibilità poco nota, ma che è testimoniata a più riprese nella storia della Chiesa. In effetti, la funzione del Vicario di Cristo è quella di assicurare l’unità della Chiesa, particolarmente in materia di fede, di governo e di comunione. Ma quando egli esercita il suo incarico seguendo delle idee e delle concezioni troppo personali, può sviarsi dalla sua funzione e fallire. Allora, occorre distinguere tra esercizio legittimo dell’autorità e iniziative personali. L’unità della fede, se minacciata dall’ecumenismo contemporaneo, ne è il criterio: essa non può mai essere sacrificata, neanche in vista di una pretesa unità cosiddetta «di comunione». Questa confusione e queste contraddizioni creano nella Chiesa una situazione «straordinaria», in cui l’unità della fede non è più assicurata normalmente; il che comporta dei doveri speciali per tutti i membri della Chiesa. I fedeli, da parte loro, per una santa «obiezione di coscienza» devono conservare la loro fede nella sua purezza e opporsi a tutto ciò che potrebbe distruggerla. Quanto ai sacerdoti e soprattutto ai vescovi, in virtù dell’autorità che posseggono in vista del bene delle anime, sono tenuti in molto particolare a fare il possibile per salvaguardare la fede e la disciplina, e fornire ai fedeli i mezzi per salvarsi nelle circostanze del momento. A questo, il Papa che è venuto meno non può opporsi. Inevitabilmente, questi doveri possono determinare degli atti che, quantunque contrari alla disciplina ordinaria, non sono contrari al diritto divino: ci si trova in uno stato in cui i beni necessari alla vita soprannaturale sono talmente minacciati che per salvaguardarli si può essere costretti ad infrangere la legge. A questo punto, lo studio si dedica a stabilire la realtà di questo stato di necessità, quindi esplora minuziosamente le condizioni dati dal diritto perché questo stato possa fondare e legittimare una azione come quella delle consacrazioni episcopali del 1988. Lo studio conclude che, lungi dal compromettere l’unità ecclesiale con lo scisma, queste consacrazioni erano legittime in vista del bene della Chiesa e non meritavano in alcun modo la scomunica. Sono queste le linee generali di questo studio, la cui forza argomentativa non ha perso alcunché dal 1988. |