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Né scismatici né scomunicati parte quinta Articolo della Fraternità San Pio X Parte prima
Parte seconda Parte terza Parte quarta Parte quinta Parte sesta Parte settima Parte ottava Parte nona Parte decima Parte undicesima Parte dodicesima Parte tredicesima Parte quattordicesima Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità San Pio X ![]() Concilio Vaticano I Unità di fede e unità di comunione Qual è, dunque, la funzione del Papa nella Chiesa? Il Concilio Vaticano I insegna: «Affinché tutta la moltitudine dei credenti si mantenga nell’unità della fede e della comunione (In fidei et communionis unitate), Gesù ha posto Pietro a capo degli Apostoli» (1). Leone XIII, che tratta ex professo dell’unità della Chiesa, scrive: «L’Autore divino della Chiesa, avendo decretato di darle l’unità di fede, di governo, di comunione, scelse Pietro e i suoi successori per stabilire in essi il principio e come il centro dell’unità» (2). Dunque, la funzione di Pietro è assicurare «l’unità di fede e di comunione» in mezzo alla moltitudine dei credenti, ed anche «l’unità di governo» in mezzo alla moltitudine dei Pastori. Ma nella Chiesa, in che rapporto sono l’unità di fede e l’unità di comunione? L’unità di fede e l’unità di governo? «Colui che ha istituito l’unica Chiesa, l’ha anche istituita una… Ora, una così grande, una così assoluta concordia tra gli uomini, deve avere come fondamento necessario l’intesa e l’unione delle intelligenze; da cui seguirà naturalmente l’armonia delle volontà e l’accordo nelle azioni. Ecco perché, secondo il Suo piano divino, Gesù ha voluto che nella Sua Chiesa esistesse l’unità di fede: poiché la fede è il primo di tutti legami che uniscono l’uomo a Dio ed è ad essa che dobbiamo il nome di “fedeli”» (3). E Pio XI dice: «Ecco perché, dato che la carità ha per fondamento una fede integra e sincera, è l’unità di fede che deve essere il legame principale che unisce i discepoli di Cristo» (4). Dunque, unità di fede e unità di comunione, unità di fede e unità di governo sono inseparabili nella Chiesa, essendo l’unità di fede il fondamento necessario sia dell’unità di comunione, sia dell’unità di governo. Ne deriva che nessuno nella Chiesa ha il diritto di esigere una unità di comunione e/o di governo che prescinda dall’unità di fede. E se oggi dei cattolici sufficientemente informati si sentono continuamente divisi tra unità di fede con la Chiesa e una pretesa «unità di comunione» con l’attuale gerarchia; se i vescovi (che lo dicano o no, che si pieghino a dei compromessi più o meno grandi, poco importa) sono anch’essi praticamente divisi tra una unità di fede con la Chiesa ed una pretesa «unità di governo» con le Autorità Superiori, è proprio perché si esige dagli uni e dagli altri, rispettivamente una unità di comunione ed una unità di governo fondati non sulla unità di fede, ma su una adesione a delle vedute «personali» più o meno erronee. Dal rapporto necessario che lega l’unità di fede e l’unità di comunione, deriva anche che la comunione con l’attuale gerarchia non può né deve separare dalla comunione con la gerarchia di ieri, poiché la gerarchia di oggi ha, come quella di ieri, la funzione di conservare, di trasmettere inalterato e di interpretare fedelmente lo stesso deposito della fede. Chi, sotto Montini, accusava i «tradizionalisti» di disobbedire al «Papa di oggi» in nome dell’obbedienza ai «Papi di ieri», non era in grado, da quel buon modernista che era, di valutare la gravità di questa affermazione. La comunione col Papa è necessariamente una comunione nella Verità e come tale essa è una comunione con tutti i Papi di ieri e di oggi, certo tenendo conto dello sviluppo del dogma che procede per esplicitazione e mai per contraddizione. Quando si presenta la necessità di dovere scegliere tra la comunione con i «Papi di ieri» e la comunione con il «Papa di oggi», è segno che qualcosa non va bene nella Chiesa. E’ un segno che la «persona» del Papa (o di chiunque in suo nome) interviene indebitamente nella sua «funzione». E come il cattolico non deve e non può essere in comunione con un papa Onorio I che favoriva l’eresia monotelita (5), così il cattolico non deve e non può essere in comunione con un papa Paolo VI che favorisce il modernismo, il liberalismo, l’ecumenismo, già condannati dai suoi predecessori, e inventa un «dialogo» che è la negazione del dogma «Extra Ecclesiam nulla salus», pretendendo abusivamente di orientare tutta la Chiesa secondo le sue vedute del tutto personali, distorte oltre che distorcenti. NOTE 1 – Dz. 1821. 2 - Dz. 1969. 3 - Leone XIII, Enciclica Satis cognitum. 4 – Pio XI, Enciclica Mortalium animos. 5 - Il monotelismo pretendeva che vi fosse una sola volontà in Gesù Cristo. Esso fu condannato nel 681 dal terzo Concilio Ecumenico di Costantinopoli. |