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Né scismatici né scomunicati parte sesta Articolo della Fraternità San Pio X Parte prima
Parte seconda Parte terza Parte quarta Parte quinta Parte sesta Parte settima Parte ottava Parte nona Parte decima Parte undicesima Parte dodicesima Parte tredicesima Parte quattordicesima Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità San Pio X ![]() Papa Leone XIII Criterio della scelta Da quanto abbiamo visto fin qui, appare chiaro che il criterio che serve a distinguere tra esercizio legittimo dell’autorità e iniziative «personali» dei depositari dell’autorità è un criterio oggettivo e non soggettivo, offerto ad ogni cattolico dalla Tradizione della Chiesa «custode della Fede» (1). - «Noi non dobbiamo … allontanarci dalla originaria tradizione ecclesiastica, né credere ad altro di diverso da quello che la Chiesa di Dio ci ha insegnato tramite la tradizione susseguente» (2). - «La vera saggezza è la dottrina degli Apostoli … giunta fino a noi con la successione dei vescovi» (3). - «E’ costante che ogni dottrina conforme a quella delle Chiese apostoliche, madri e fonti originarie della fede, deve essere dichiarata vera, poiché essa conserva senza alcun dubbio ciò che le Chiese hanno ricevuto dagli Apostoli, gli Apostoli da Cristo e Cristo da Dio. … Noi siamo in comunione con la Chiese apostoliche; nessuno ha una dottrina diversa: la detta dottrina è la testimonianza della verità» (4). Perché, se il Magistero istituito da Gesù Cristo è un «magistero vivente», esso è anche un «magistero perpetuo» (5), che non può contraddire se stesso senza contraddire quello che la Chiesa ha ricevuto dagli Apostoli, gli Apostoli da Cristo e Cristo da Dio. Ecumenismo: un attacco all’unità della Chiesa Poiché l’unità di fede è il «fondamento necessario» dell’«armonia delle volontà» e della «concordanza delle azioni» (6), in breve di ogni unità nella Chiesa, ne deriva che ogni volta che la gerarchia esige una «unità di comunione» o «di governo» in opposizione più o meno grave con l’«unità di fede», essa mina l’unità della Chiesa. Su questo, Leone XIII metteva in guardia, già nel 1899, in Testem benevolentiae: «Essi (i vescovi americanisti) sostengono infatti che è opportuno, per conquistare il cuore dei perduti, tacere certi punti di dottrina in quanto sarebbero meno importanti, o attenuarli al punto da non lasciare ad essi il significato a cui la Chiesa ha sempre tenuto. «Non c’è bisogno di lunghi discorsi per dimostrare quanto sia condannabile la tendenza di questa concezione … non bisogna neanche credere che non vi sia colpa in questo silenzio con cui si vogliono coprire alcuni principi della dottrina cattolica, per avvolgerli nell’oscurità dell’oblio. Poiché tutte le verità che formano l’insieme della dottrina cristiana hanno un solo Autore e Dottore… «Ci si guardi dunque dal sottrarre o da omettere alcunché dalla dottrina ricevuta da Dio, per nessun motivo; poiché chi lo facesse tenderebbe a separare i cattolici dalla Chiesa invece di ricondurre ad essa coloro che se ne sono separati. Che essi ritornino, certo, è quello a cui teniamo di più; che ritornino coloro che vagano lontano dall’ovile di Cristo, ma non per altra via diversa da quella che Cristo stesso ha mostrata». Ogni commento è superfluo. Qui Leone XIII avverte chiaramente che l’ecumenismo irenico mina la purezza e l’integrità della Fede e, per ciò stesso, l’unità di comunione nella Chiesa. Non c’è bisogno di dimostrare che è proprio questo ecumenismo che viene proposto a partire dal Vaticano II, e che continuare sulla strada «irreversibile» di tale ecumenismo equivale a continuare a compromettere l’integrità e la purezza della Fede, cosa illustrata perfettamente dall’iniziativa di Assisi, e dunque a lacerare l’unità nella Chiesa. Rileviamo anche che Leone XIII dice: «tenderebbe a separare i cattolici dalla Chiesa», perché, di fatto, nessuno può separare il cattolico dalla Chiesa se non se ne separa lui stesso colpevolmente: la temporanea separazione motivata dagli orientamenti della gerarchia non equivale in effetti al separarsi dalla Chiesa. Al contrario. Il Dictionnaire de Théologie catholique [Dizionario di teologia cattolica] scrive: I teologi medievali, almeno quelli del XIV, XV e XVI secolo, ebbero cura di notare che lo scisma è una separazione illegittima (in corsivo nel testo) dall’unità della Chiesa, poiché – dicono – potrebbe esserci una separazione legittima, come se qualcuno rifiutasse obbedienza al Papa che gli comandasse di fare una cosa cattiva o indebita (Turrecremata, Summa de Ecclesia). La considerazione può sembrare superflua (non lo è oggi) e si può pensare che, come nel caso dell’ingiusta scomunica, qui ci sarebbe una separazione dall’unità puramente esterna e presunta» (7). NOTE 1 – Leone XIII, Enciclica Satis cognitum. 2 - Origene, Vetus interpretatio commentariorum in Matth., n° 46, citata, come le due seguenti in Satis cognitum. 3 - Sant’Ireneo, Contra Hæreses, libro IV, cap. XIII, n° 1. 4 – Tertulliano, De Præscriptione, cap. XXI. 5 – Queste espressioni sono di Leone XIII nell’Enciclica citata. 6 - Satis cognitum. 7 - Dictionnaire de Théologie catholique, voce schisme, t. XXVII, col. 1302. |