DOSSIER  SAN  PIO  X
Le informazioni e i documenti sul riavvicinamento,
voluto e intrapreso dal Santo Padre,
tra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X
 
 

Nostra presentazione
(aprile 2001)







Quando, l’anno scorso, ad agosto, si è svolto  a Roma il pellegrinaggio giubilare della Fraternità Sacerdotale San Pio X, la stampa italiana ed estera espresse meraviglia, mentre parte di essa manifestò disappunto e dissenso, accusando la Santa Sede di leggerezza e di cedimento: “gli scismatici in San Pietro!”, Inaudito! 
In effetti si trattò di una reazione che permise di capire chiaramente come l’informazione di massa non segua con la dovuta attenzione la realtà in cui viviamo. Essa piuttosto si muove per stereòtipi e sulla base di pregiudizii.

Dal 1988, data della scomunica di Mons. Marcel Lefèbvre e dei quattro Vescovi da lui ordinati, l’àmbito tradizionale della Chiesa ha visto aumentare con progressione continua il numero dei suoi componenti. 
Migliaia e migliaia di fedeli si sono sempre piú rivolti alla Tradizione cattolica, in tutto il mondo, e anche in Italia; mentre il numero delle vocazioni suscitate dalle diverse istituzioni religiose tradizionali ha addirittura capovolto la tendenza presente in seno alla Chiesa: un considerevole aumento percentuale per le prime contro la costante diminuzione che si è determinata complessivamente nella Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II.

Questo fenomeno, che ha interessato sia la Fraternità San Pio X, sia le altre istituzioni nate sulla base del Motu Proprio “Ecclesia Dei”, sia anche la frequentazione della S. Messa detta dell’“Indulto”, è sfuggito ai mezzi di informazione, poiché si dava per scontato che la Tradizione Cattolica non fosse altro che “roba da nostalgici”. Perfino la stessa Gerarchia ha sottovalutato tale fenomeno, o lo ha comunque “rimosso”, poiché esso stava a dimostrare che i frutti del Concilio, cosí rigogliosi nell’immaginazione dei novatori, erano, di fatto, avvizziti e miseri, nel numero e nella qualità.

L’anno giubilare ha permesso che molti nodi venissero al pettine, e sono stati in molti, dentro la Chiesa, a rendersi conto che era giunto il momento di ripensare seriamente a come riparare certi guasti prodotti dal post-concilio sulla base della tendenziosa ed estremistica interpretazione dei documenti conciliari, i quali, peraltro, avevano permesso che ciò accadesse proprio per la loro equivocità.

In questo contesto, era inevitabile che si ponesse con prepotenza la questione dello “scisma” di Mons. Marcel Lefébvre. 
Fu vero “scisma”? E la scomunica: fu vera scomunica?

Una importante risposta è venuta proprio dal pellegrinaggio dell’agosto scorso (vedi nostro articolo): 
piú di seimila fedeli provenienti da tutte le parti del mondo, accompagnati da centinaia di religiosi con a capo i loro quattro Vescovi, hanno peregrinato per le quattro basiliche maggiori della Città Santa: ordinati, composti, oranti, gioiosi e orgogliosi di sentirsi parte della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. 
Incuranti della “scomunica”, essi hanno voluto dimostrare che non si sono mai sentiti “fuori della Chiesa”, e hanno pregato con convinzione e con fervore per il Pontefice regnante in quella stessa Basilica costruita sulle spoglie mortali del principe degli Apostoli, lo stesso San Pietro di cui il Pontefice è successore.

Fu quella l’occasione per il primo incontro tra i quattro Vescovi della Fraternità e il Prefetto della Congregazione per il Clero, S. Em. Rev.ma il Cardinale Darìo Castrillòn Hoyos, da poco posto anche a capo della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.
Si era trattato, si disse, di un semplice incontro conviviale, quasi di cortesia, tra il Prefetto per il Clero e dei sacerdoti.
In realtà, il Cardinale ha voluto dare inizio ufficialmente a nuovi rapporti con la Fraternità, in vista della possibile soluzione della triste vicenda che vede la Fraternità San Pio X nella strana posizione di chi, professando con fervore e sacrificio l’integra Fede dei nostri Padri, proprio per questo viene considerato come importuno: e “scomunicato”.

A quell’incontro ne sono seguiti altri: il Superiore generale della Fraternità, S. Ecc. Rev.ma Mons. Bernard Fellay, ha incontrato piú volte il Prefetto, e il 30 dicembre scorso, per pochi minuti, ha incontrato il Santo Padre, nella sua cappella privata, per scambiarsi gli auguri per il nuovo anno.
È ben evidente che non si è trattato di gesti di cortesia, e che lo stesso Cardinale Castrillòn Hoyos si è mosso per espressa volontà del Pontefice.

Di questi incontri si è avuta notizia ufficiale il 22 gennaio scorso, quando Mons. Fellay ha diramato un comunicato ai membri della Fraternità e delle Comunità amiche. Questo comunicato avrebbe dovuto rimanere riservato, per non interferire con le trattative in corso con Roma, ma, come spesso accade, è súbito diventato di dominio pubblico.
In esso vengono confermate le voci sulle trattative in corso e vengono resi noti i due elementi pregiudiziali presentati dalla Fraternità al Cardinale Castrillòn Hoyos per la prosecuzione delle trattative stesse. 
Pregiudiziali che sono tanto semplici quanto decise: 1) liberalizzazione dell’uso del Messale del 1962 per tutti i sacerdoti della Chiesa; 2) annullamento della “scomunica”.

A qualcuno è sembrata eccessiva la richiesta della Fraternità, altri invece hanno giudicato questo avvicinamento come pericoloso per la Fraternità.

In effetti, già nel 1986, alcuni Cardinali interpellati appositamente dal Papa avevano proposto la liberalizzazione dell’uso del Messale del 1962 (si veda il documento), e non se ne fece niente per la deliberata opposizione dei piú modernisti tra i Vescovi. È evidente quindi che la Fraternità non chiede niente di cosí eccezionale.

Per quanto riguarda la “scomunica”, è dal 1988, da quando è stata sancita, che si parla da piú parti della sua sostanziale inesistenza e della sua controversa rispondenza con il Codice di Diritto Canonico; non solo da parte della Fraternità, ma da piú parti all’interno della Chiesa, ivi compresa la famosa tesi di Dottorato in Diritto Canonico sostenuta nel giugno 1995 dal Rev. Gerald E. Murray, parroco a New York, presso la Pontificia Università Gregoriana, e licenziata “summa cum laude” e bacio accademico, di cui riportiamo la presentazione fatta dallo stesso autore in una intervista. (Per completezza di informazione segnaliamo che il Rev. Murray ha sconfessato in séguito questa sua tesi: si veda la nostra nota di presentazione dell'intervista appena segnalata).
D’altronde, è indubbio che, al di là dei sottili distinguo giuridici, ci si trova di fronte alla piú strabiliante contraddizione dell’attuale giurisdizione papale. Mentre si “allontanano d’autorità” dalla comunione ecclesiale sacerdoti e fedeli che si dichiarano sottomessi al Soglio Pontificio e ubbidienti alla dottrina e alla pastorale della Chiesa di sempre; si lasciano indisturbati tutti coloro che nel seno della Chiesa prédicano e pràticano le piú strambe e pericolose deviazioni dalla dottrina e dalla morale: dai negatori della unicità salvifica di Cristo e della sua Chiesa, ai propugnatori delle pratiche abortiste; dai negatori della stessa autorità vescovile, ai fautori del matrimonio dei preti e del sacerdozio femminile (per limitarci ai casi piú eclatanti). Tutte cose piú volte condannate dal Papa e dall’ex Sant’Uffizio, ma condannate con le moderne tecniche magisteriali in base alle quali una cosa è la condanna verbale, un’altra sono le giuste sanzioni, che spesso non vengono mai, lasciando indisturbati, o quasi, tanti sovvertitori della dottrina della Fede e dell’unità della Chiesa.

Ci sono poi di quelli, soprattutto chierici, che ritengono che tale “scomunica” sia talmente seria e impegnativa, da restare inorriditi di fronte al fatto che dei fedeli di Santa Romana Chiesa possano accedere ai Sacramenti amministrati dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Qualcuno afferma anche, non si sa quanto in buona fede, che tali fedeli incorrerebbero cosí nella dannazione della loro ànima
In verità, tale atteggiamento non è molto importante, data la sua infondatezza, ma è importante invece quello che da esso traspare con chiarezza: la terribile confusione che ha prodotto l’applicazione dei documenti del Concilio Vaticano II. 
Mentre, ligi alla disposizione papale, ci si discosta indignati dall’opera di apostolato di sacerdoti validamente ordinati, che amministrano validamente i Sacramenti della Santa Chiesa, sempre per suggerimento papale si fa comunella, a tutti i livelli, con gli eretici che per la Chiesa sono ancora tali, incorrendo “latae sententiae” nella scomunica prevista dal vigente Codice di Diritto Canonico (can. 1364). 
Come spiegare ai fedeli che si è scomunicati “di fatto” se si “aderisce formalmente” alla Fraternità San Pio X, mentre si rimane nel seno della comunione ecclesiale, in barba al Codice di Diritto Canonico, se si prega e si partecipa alla vita delle comunità eretiche, negatrici della S. Messa, della Verginità della Madonna, del primato pontificio, della legge della Chiesa?
Misteri del post-concilio!

In séguito al diffondersi delle notizie sulle trattative in corso, non sono mancati i tempestivi interventi presso la Curia Romana per impedire che le cose andassero avanti: i “soliti ignoti” modernisti non ne vogliono sapere di tutto ciò che ricorda loro come la Chiesa sia nata solo 2000 anni fa, e non negli anni ‘60, col Concilio e col post-concilio.
Sembra però che il Santo Padre sia deciso ad andare fino in fondo, poiché sarebbe davvero impensabile continuare a parlare della necessità dell’“Unità dei cristiani”, senza prima aver risolto seriamente il grave problema della divisione in seno alla Chiesa, la piú importante, la piú consistente, la piú seria delle divisioni prodottesi dopo la svolta del Vaticano II.

Il 19 marzo, Mons. Camille Perl, segretario della Pontifica Commissione “Ecclesia Dei”, ha dichiarato all’agenzia ANSA che la Commissione “Ecclesia Dei” è stata incaricata dal Santo Padre di seguire i fedeli della Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata da Mons. Lefèbvre, che intendono ritrovare la piena comunione col Papa; ed ha precisato che “non possono farsi delle previsioni circa la conclusione” di questi colloqui: sono allo studio delle “soluzioni giuridiche” che permettano di superare le controversie. In realtà Mons. Perl mentre ha reso pubblica la notizia degli incontri tra il Card. Castrillòn Hoyos e Mons. Fellay, ha lasciato intendere, impropriamente, che la questione fosse in mano della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei".

Le notizie diffusesi in maniera incontrollata hanno prodotto una certa confusione tra i fedeli, cosí che la Fraternità, per chiarire alcuni equivoci, ha diramato un comunicato a firma dell’abbé Arnaud Sélégny, segretario generale della Casa Generalizia della Fraternità.
Lo stesso abbé Sélégny, in una intervista rilasciata all’agenzia svizzera Apic, ha precisato che la Fraternità non tiene i contatti con la Commissione “Ecclesia Dei”, ma direttamente col Cardinale Castrillòn Hoyos, in quanto delegato del Papa, e questo per il semplice motivo che la Commissione ha il compito di reintegrare certi fedeli nella Chiesa: «… mentre noi siamo già nella Chiesa, e non abbiamo bisogno di essere reintegrati».

Il 22 marzo il portavoce della sala stampa vaticana, Joaquin Navarro-Valls, ha confermato ufficialmente i contatti in corso, precisando che essi si tenevano per espressa volontà del Santo Padre.
Lo stesso giorno, il Santo Padre ha tenuto un Concistoro straordinario per esaminare con diversi Cardinali la questione della riappacificazione con la Fraternità. In quella occasione è stata anche prospettata la possibilità che la Fraternità assuma la forma canonica di una Prelatura o di un Vicariato. I dissensi sono venuti soprattutto dai rappresentanti dell’episcopato francese, maggiormente interessato per il gran numero di fedeli e di priorati tradizionalisti presenti in Francia e negli altri paesi francofoni. 
Non è per cattiveria, ma pensiamo sia il caso di ricordare che in Francia i praticanti sono ridotti al lumicino (si parla del 5% della popolazione) e le vocazioni non stanno certo meglio; anzi, pare che se non ci fossero tanti seminaristi favorevoli alla S. Messa tradizionale, la maggior parte dei seminari rimasti potrebbero chiudere (si veda l’intervista rilasciata dal Card. Ratzinger al mensile Spectacle du monde). Su cosa si fonderebbe il no dell’episcopato francese, se non sul timore di perdere le “poltrone”?

Alla presa di posizione dei Vescovi modernisti ha corrisposto, fin dal febbraio scorso, il rimando di ogni decisione da parte della Gerarchia, soprattutto per quanto riguarda la liberalizzazione dell’uso del Messale del 1962. Pregiudiziale che la Fraternità ha posto non tanto per sé stessa, visto che ogni accordo comprenderebbe automaticamente sia l’utilizzo della liturgia antica sia il ritiro della scomunica, quanto per il bene della Chiesa universale.
Si dice che tale rimando si baserebbe, tra l’altro, sulle dichiarazioni venute da parte della Fraternità, e in particolare sul documento che S. Ecc. Rev.ma Mons. Bernard Fellay ha presentato al Santo Padre insieme con una supplica (Il problema della riforma liturgica). Si è allora parlato di “irrigidimento” della Fraternità, che implicherebbe l’impossibilità di giungere in breve tempo alla definizione dell’accordo. In particolare vi sono state due dichiarazioni: una, alla fine di marzo, di Mons.  Eyt,  Vescovo di Bordeaux, e un’altra, ai primi di aprile, del Card. Ratzinger, in occasione della presentazione a Milano del suo nuovo libro Introduzione allo spirito della liturgia.

Da parte sua, Mons. Fellay, il 2 marzo 2001 ha dichiarato che ogni rapporto con Roma deve considerarsi sospeso in attesa che il Santo Padre decreti la liberalizzazione della S. Messa tridentina.

Per evitare illazioni e deduzioni personali, pensiamo che la cosa migliore sia quella di riferirsi ai testi ufficiali emanati dalla Fraternità e alle dichiarazioni del suo Superiore generale, S. Ecc. Rev.ma Mons. Bernard Fellay.

- Già nel marzo 2000, Mons. Bernard Fellay, in una intervista alla rivista Pacte, aveva precisato alcuni punti prendendo 
     spunto dalla triste vicenda occorsa alla Fraternità San Pietro.
- Nel settembre 2000, sempre Mons. Fellay ha rilasciato un’intervista al mensile 30 Giorni, nella quale ha precisato 
     puntualmente i punti cruciali che attengono all’eventuale ricomposizione tra la Fraternità San Pio X e la Santa Sede.
- Nel novembre 2000, Mons. Fellay ha rilasciato un'intervista al mensile Jesus, ribadendo le posizioni della Fraternità.
- Verso la fine dello stesso anno, Mons. Fellay ha pubblicato un articolo sul problema dell’ecumenismo.
- Nel febbraio 2001 ancora Mons. Fellay ha presentato al Santo Padre una supplica con allegato lo studio condotto da alcuni 
     teologi della Fraternità su “Il problema della riforma liturgica” (che fra poco sarà disponibile in italiano).
- Nel marzo 2001, la Lettera ai nostri fratelli preti, che la Fraternità San Pio X diffonde ogni tre mesi in Francia, 
     conteneva altri elementi di chiarimento sulla posizione della Fraternità circa l’eventualità di un accordo con Roma; nonché 
     una presentazione dello studio su "Il problema della riforma liturgica"
- Nello stesso mese, sul Bollettino Saint Jean Eudes, il Rev. Padre Michele Simoulin, Superiore della Fraternità in 
     Italia, ha pubblicato un suo articolo sull’argomento. E su Roma felix, Lettera mensile di informazioni della Fraternità 
     Sacerdotale San Pio X in Italia, n° di aprile, lo stesso Rev. P. Simoulin, riassume tutte le informazioni relative ai colloqui.
- Del 23 marzo 2001, infine, è l’intervista concessa a Le Figaro da Mons. Fellay, nella quale egli ribadisce i motivi delle 
     richieste della Fraternità.




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- Lo stato dei colloqui fra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X

Nostro aggiornamento e commento del luglio 2001


- Lo stato dei colloqui fra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X

Nostro aggiornamento e commento del gennaio 2002


- Lo sviluppo nei rapporti fra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X

Nostro aggiornamento e commento del luglio 2002


- Documenti che compongono il dossier



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